Una arcaica invocazione a Santa Maria di Merino, tratta dal “Faro di Vieste” del 1952.

Erano i tempi in cui, appena terminata la guerra, un gruppo di giovanotti ( fra cui il nostro Giacomo Aliota), fondarono  il glorioso “Faro di Vieste”. 

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Un giornale mensile che per molti anni fu l’unico foglio di collegamento con i Viestani e per i Viestani ,residenti o  sparsi nel mondo. Un giornale che ha fatto discutere ma anche un giornale che ha dato una impronta indelebile per far migliorare Vieste.

Ci ha colpito questo articolo, che è una implorazione fervente alla Madonna di Merino per renderci migliori e per far si che Vieste uscisse dalla miseria, dalla fame, e dalle tante malattie.

Noi lo pubblichiamo integralmente, nella sua enfasi ma anche nella sua spiccata devozione al cuore di Mamma che noi veneriamo come Santa Maria di Merino.

E’ veramente commovente vedere come tutte le Nazioni del mondo cattolico, in una gara ammirabile di pietà e di devozione, si fanno una gloria ed un vanto nel tributare a Maria i più solenni omaggi. E se è vero che l’Italia tiene il primato su tutte le altre nella devozione alla Vergine e se è innegabile che la nostra storia è piena dei suoi segni di predilezione e se è incontestabile che l’arte italiana ha trovato la sua ispirazione più pura e più dolce ai piedi di Maria, non si può disconoscere che Vieste, attraverso i secoli, ha prodigato il più sincero, il più generoso amore alla sua Madonna.

Da quando infatti, per sfuggire all’ira iconoclasta la statua della nostra Madonna approdò, portata dall’Oriente, sulle rive dell’antica Merinum e di la le venne innalzato un tempio nella nostra Vieste, sempre d’allora, il popolo viestano Le rivolse, ogni anno, festivi omaggi che stanno a testimoniare i divini favori ricevuti da noi per mezzo di Maria ed il nostro fedele attaccamento a questa Madre generosa.

La nostra cara città, la nostra verdeggiante campagna, il nostro bel mare, sono stati ognora sorrisi e benedetti da Maria.

Nei giorni della pace operosa, come nei giorni della guerra, nelle ore liete come in quelle dolorose, sempre un nome caro sgorga ed echeggia nei canti dei viestani: Santa Maria!

Santa Maria, ripete ogni mattina l’umile lavoratore; Santa Maria chiama nello sconforto e nella sciagura;Santa Maria invoca sul letto di morte! Ad ogni dolore infatti e ad ogni tristezza che ci colpisce noi accorriamo nel suo tempio, ci inginocchiamo al Suo altare ed ai suoi piedi, piangenti deponiamo le nostre miserie. E Lei, la Regina di clemenza, la tenera Madre Pia. “ la fontana vivace di speranza infra i mortali” ha sempre risposto al nostro slancio d’amore, accogliendo le nostre suppliche, allontanando da noi ogni male e munendoci della Sua materna carezza e benedizione.

Ecco perché in questa lieta ricorrenza noi ci sforziamo di significarle la nostra riconoscenza, il nostro affetto filiale. E poiché, o Vergine Santa di Merino, conosciamo per prova quanto sia grande il tuo amore per noi, ancora una volta alziamo a te la nostra voce flebile e stanca, qual sospiro affannoso dell’esule all’unica sua speranza, affinchè rivolga su noi il Tuo sguardo e salvi il popolo tuo, questo popolo di Vieste che in quest’ora atroce di lupi da Te attende un segno particolare della tua misericordia.

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Scenderai nel giorno a Te sacro, nelle nostre vie, attraverserai le nostre campagne, sentirai l’onda del mare infrangersi e tutti, nel suo muto linguaggio, ti circonderemo, assiepati al Tuo passaggio, ci stringeremo fidenti intorno a Te, Ti guarderemo in viso e, senza piangere, dal profondo del nostro cuore si sprigionerà un grido: Santa Maria!

Comprenderà qùella muta implorazione tutto Il no­

stro travaglio interno e quella esclamazione  ti   dirà

tutte le ansie, le pene, le necessità che questo tuo

popolo prediletto nasconde nel suo cuore

pur ostentando in questa circostanza una

certa spensieratezza.

  Non disdegnerai, o Ver­gine, la nostra invocazione,

 non guarderai alla nostra indegnità, ma tutto acco-­

 glierai nel tuo seno di Ma­dre ed in quel cuore su cui

 posi la mano, quasi a misu­arne

battiti infiniti, rinserrerai i nostri sospiri, mentre con

la  destra  ben­edicente che tante volte mitigò l’ira  

divina e ci fece scudo alle tante sciagure, con quella

stessa destra far­ai scendere su ciascuno di noi,sul

Tuo popolo, Il Tuo sorriso, la Tua protezione.

 Consolati noi ti saluteremo nostra madre e regina in

un immenso canto di fede e di speranza, tutti insieme,   

riconducendoti trionfalmente nel Tuo tempio, in coro e senza stancarci pregheremo:

                       

                          “ Deh, salva o Maria, il popolo tuo, rendi felici queste spiagge a Te sacre e a noi

                          sorrida era miglior”

                                                                                                                   Franco LOPRIORE

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