santantonio_e_san_giuseppe.jpgI Vangeli e la dottrina cristiana affermano che il vero padre di Gesù fu Dio stesso: Maria lo concepì miracolosamente, senza aver avuto rapporti matrimoniali con alcuno, per intervento dello Spirito Santo. Giuseppe,sposo di Maria, messo al corrente di quanto era accaduto da una visione avuta in sogno, accettò di sposarla e di riconoscere legalmente Gesù come proprio figlio. Perciò la tradizione lo chiama padre putativo di Gesù (dal latino puto, "credo"), cioè colui "che era creduto" suo padre (sulla scorta di Luca 3,23).

In Matteo 13,55 la professione di Giuseppe viene nominata quando si dice che Gesù era figlio di un "téktón". Il termine greco téktón è stato interpretato in vari modi. Si tratta di un titolo generico che non si limitava ad indicare i semplici lavori di un falegname ma veniva usato per operatori impegnati in attività economiche legate all'edilizia, in cui si esercitava piuttosto un mestiere con materiale pesante, che manteneva la durezza anche durante la lavorazione, per esempio legno o pietra. Accanto alla traduzione - accettata dalla maggior parte dagli studiosi - di téktón come carpentiere, alcuni hanno voluto accostare quella di scalpellino. Qualche studioso ha ipotizzato che non avesse una semplice bottega artigiana ma un'attività imprenditoriale legata alle costruzioni, dunque in senso stretto non doveva appartenere a una famiglia povera.

Se si accettano come veritieri i vangeli apocrifi secondo i quali Maria vergine era figlia di Anna e del ricco Gioacchino, questa interpretazione sulla professione imprenditoriale di Giuseppe meglio si concilia con la condizione economica benestante della sua promessa sposa (rispetto ad avere due genitori di Gesù entrambi discendenti di re Davide, ma con Giuseppe di modeste origini).

La tradizione vuole San Giuseppe come Patrono della buona morte. Si festeggia il 19 marzo di ogni anno. Famosi rimangono i falò di San Giuseppe, utili per scaldare e immuminare la notte che precede l’inizio ufficiale della primavera. La statua, durante tutto l’anno, è venerata nella Chiesa di San Francesco ed è trasportata nella cattedrale di Vieste – insieme a quella di Sant’Antonio di Padova – poche ore prima della processione di San Giorgio, il 23 aprile.

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