LA FESTA VISTA DAI VIESTANI

17.jpgOgni 9 Maggio i Viestani accompagnano il bellissimo simulacro della Madonna, Patrona della città, al santuario di Merino. Questo percorso che viene fatto secondo una tradizione secolare si può definire un vero e proprio cammino nella storia, nella cultura e nella religiosità di questo popolo. Tutto ha inizio fuori la millenaria cattedrale dove al mattino escono i santi che accompagnano la Madonna lungo le strade cittadine e ad aprire il corteo è San Giorgio, compatrono della città. Il santo spesso invocato contro il male, simboleggiato dal drago, che in questa terra per secoli significava terrore delle scorrerie turche, apre un lungo corteo come fosse un soldato che fa da scorta alla Regina della città, va dietro Sant’Antonio di Padova, dottore della Chiesa e taumaturgo, invocato contro le pestilenze insieme alla statua di San Giuseppe, padre della Chiesa, protettore degli artigiani invocato dai moribondi. Segue quella di San Francesco da Paola, patrono dei naviganti, e dell’Arcangelo Gabriele protettore dei messaggeri. Nell’ultima uscita gli Arcangeli Raffaele; invocato contro la cecità e come protettore dei giovani e San Michele protettore del Gargano e vincitore sul maligno. Sembra quasi che questa sfilata di santi si apra con un cavaliere di Dio e si chiuda con la schiera degli Arcangeli, dove il drago sconfitto viene posto all’inizio ed alla fine del corteo. In ultimo in una splendida portantina dorata la Madonna viene portata in processione con solennità. La Madonna nel tratto che va dalla chiesa Cattedrale alla scalinata di via Vesta,Vieste-Santa-Maria-di-Merino-058.jpg

sosta all’imbocco dell’antica piazza, ove si svolgeva nel Medioevo sotto le scalinate laterali della Cattedrale, il mercato; poi prosegue lungo Via Gregorio XIII, e all’altezza di via Diaz si ferma nei pressi di un portone che, anticamente, portava nella casa di un nostro concittadino che venne guarito da Celestino V durante la sua permanenza in Vieste nel 1296, alle spalle di questa era il negozio di Michele Cariglia, dove Monsignor Gagliardi si rifugiò per scampare al linciaggio che venne orchestrato ai suoi danni nel 1919, facendo girare la falsa notizia che voleva vendere la Madonna dopo il restauro, in questa occasione il vescovo fu preso incredibilmente a sassate e alcune pietre che entrarono nel negozio, finirono nella culla dove giaceva una bimba di pochi mesi che rimase miracolosamente illesa. La processione prosegue per Via Vesta (la strada del forno chiamata così perché c’erano i forni cittadini). In realtà la processione passava lungo il costone che collegava la via San Michele al Seggio e che oggi non esiste più a causa della caduta della falesia che distrusse molte abitazioni della Judeca in cui risiedeva una piccola comunità di Ebrei. La Madonna quindi costeggiava il mare e poi passava lungo la Piazza del Seggio, salutata dagli spari. La scalinata di Via Vesta veniva invece percorsa di sera lasciando libero il costone in cui i militari facevano la ronda notturna per sorvegliare il mare. In questa occasione Vieste si svuotava e la città restava in mano ai militari che in questo giorno applicavano pene esemplari per ogni reato commesso e per scoraggiare i malintenzionati che potevano arrivare anche dai paesi vicini. Per controllare questo flusso di persone allora i militari salutavano la Madonna con degli spari a salve, che in seguito furono sostituiti dai fuochi artificiali. Le strade la sera venivano illuminate da fiaccole, candele, lucerne e lumi poste sui mignali, sui davanzali e davanti i portoni per illuminare le strade, compito dei viestani rimasti in paese, preparare il tutto per accogliere la Madonna al suo rientro. Giunti a Corso Umberto I, famosa come la strada dei sarti, il corteo imboccava quello che era un corso principale della città, raggiungeva Piazza dei Mercantili dove erano ubicate le sedi dei mercanti che commerciavano via mare con la Dalmazia per poi passare lungo la strada dei mulini e raggiungere così la Piazza del Fosso. L’itinerario della processione nel passato terminava qui dopo che il corteo era passato lungo i confini dei rioni del centro abitato i cui nomi oggi li vediamo simbolicamente raffigurati nei soffitto dipinto della Cattedrale. Qui il popolo prendeva con sé la Madonna e la portava a spalla fino a Merino con lo sguardo rivolto al mare salutata dallo sparo dei fuochi a salve dai soldati che erano sulla Porta di Basso o di Mare ubicata all’uscita dal Fosso. Nel 1848 i vinattieri della città donarono alla Madonna la Cassa grande per solennizzare maggiormente il corteo processionale e, con l’espansione urbanistica di Vieste fuori le mura, il comitato feste, su volere del popolo fece erigere la Pietra Grande nel 1896 per favorire il cambio della Cassa e prolungare il tragitto processionale. L’odierna via Fazzini arricchisce ancora di più le vicende legate alla festa grande di Vieste IMG-20170510-WA0032.jpgcon avvenimenti verificatosi nel Novecento come la distruzione della statua di San Giorgio nel 1961 che avvenne a causa del maltempo oppure l’improvvisa rottura di un’asta della Cassa grande davanti al cantiere del Palazzo di Città ad inizio del secolo scorso. Il Popolo interpretò questo avvenimento come il volere della Madonna di continuare a sparare i fuochi come finora si era fatto e così si istituirono subito i fuochi artificiali sulla spiaggia di Marina Piccola. Nel frattempo l’illuminazione della festa si ampliò proprio su questa strada usando dei pali colorati a cui si appendevano dei festoni fatti di piante aromatiche muniti di lumi ad olio che, con l’avvento dell’energia elettrica diedero vita alle artistiche luminarie che ancora oggi ammiriamo. Come vediamo sono tanti i riti e le consuetudini che la vita moderna ha modificato ma questo corteo resta sempre una delle più belle pagine di questa festa in cui fondono folklore, devozione e cultura popolare.

Giorgio Olivieri e Anastasia Tatalo (Percorsi di Bellezza)

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