Giovanni Paolo II richiama l’attenzione sulla centralità delle immagini nell’esperienza religiosa, sulla loro forza spirituale e sulla loro straordinaria capacità comunicativa. E non poteva essere diversamente visto che l’Occidente cristiano pose a confronto la sua venerazione verso le immagini sacre come una vera e propria civiltà dell’immagine ( ad esempio nello stile barocco delle chiese) che è poi divenuto il segno visivo in tutte le manifestazioni di fede e di cultura. Fra queste spiccano senza alcun dubbio le processioni.IMG_20190501_205859.jpg

Per interrogarsi sulla importanza dell’immagine,occorre prendere le mosse dalle origini stesse delle nostre tradizioni religiose e culturali, che nel secondo Concilio di Nicea ha poi trovato la sistemazione religiosa e dottrinale più elevata alla questione dell’immagine.

Nella storia, l’argomento principale contro le icone, che hanno provocato la furia iconoclasta, deriva dalla proibizione di fabbricare immagini contenuta nell’Antico Testamento: “Non farai immagine o figura alcuna né di ciò che si trova nell’alto dei cieli, né di ciò che si trova sulla terra e di ciò che si trova nel profondo degli abissi”. Come si legge più estesamente nel Deuteronomio: “Poiché non vedeste alcuna figura nel giorno in cui il Signore vi parlò sull’Oreb, sul monte, dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate la figura scolpita di qualche idolo - qualunque immagine!

Fedele a questo divieto è rimasto il monoteismo ebraico (nonché quello islamico), rimasto fondamentalmente anti immagini. Diverso, invece, il caso della tradizione cristiana, al cui interno, pur non mancando spinte anti-idolatriche, ha prevalso una certa considerazione positiva dell’immagine. Nel cristianesimo dei primi secoli, ad esempio, bene attestata è l’esistenza di oggetti e immagini simbolici, così come la presenza di affreschi nelle catacombe, nei luoghi di assemblea e di culto, spesso riguardati con vera e propria venerazione.

Nel nostro mondo in verità siamo portati a considerare di piu’ l’immagine e di meno la divinità dell’Eucarestia. E purtroppo notiamo gente in fila per ossequiare una qualsiasi statua (in modo particolare la Madonna di Merino),ma che non rivolge neppure lo sguardo verso il tabernacolo. 

Il magistero della chiesa affonda le radici nell’idea centrale, secondo cui Dio creò l’uomo “a sua immagine” e “a sua somiglianza” Ed è a questo concetto di somiglianza che occorrerà  rifarsi per trovare la vera legittimazione dell’immagine, che solo se intesa  in questo modo  allontana il pericolo di cadere nell’idolatria.

JSN Mico template designed by JoomlaShine.com