IMG_20210327_112714.jpgIrradiata da un fascio luminoso, con sguardo amabile e mano protesa verso la sua Vieste,la Madonna di Merino appare disegnata in una antichissima tela campeggiante sull’altare maggiore e ripresa (quasi fedelmente) dal mosaico posto sulla lunetta all’ ingresso nella stessa chiesa. Un mosaico un po’ povero di ampiezza,dovuto principalmente all’esiguo spazio disponibile. Tuttavia ben esprime il progetto dell’artista riproducendo (quasi fedelmente) la vetusta tela dell’altare maggiore del tempio.

IMG-20210414-WA0003.jpgMa, mentre la tela si limita a raffigurare il lato nord del castello di Vieste, con la  presumibile baia della marina di Sant’Eufemia solcata da due barche, il mosaico va ben oltre e non si ferma solo al piccolo castello della nostra città, ma raffigura quasi per intero il centro storico fino a spaziare verso la costa del Ponte, per poi riversarsi sulla stessa baia della Marina Piccola dove sono raffiugurate entrambe le barche del dipinto.Il mare è calmo e i pescatori tranquilli perché si sentono protetti dalla Madonna.

Entrambe le opere mettono in primo piano il simulacro (senza la base) della Madonna di Merino, titolare della chiesa. La Madre Santa di Merino con sguardo proteso verso il cielo sembra quasi accarezzare il castello (emblema e protezione per Vieste) con la mano benedicente  ed insieme benedice il suo popolo accorrente, ma qui non rappresentato.

Il nove maggio è vicino.A causa del covid ,anche quest’anno Vieste non potrà dare i tripudi di cui da sempre è stata artefice. Dovremo sentire ancora una volta la mancanza dello scampanio della processione, dello sparo dei mortaretti, del luminoso gioire dei bambini alla vista dei molteplici colori delle arcate,ma sarà ugualmente festa, come rimarcato da don Giorgio Trotta, rettore del santuario, durante l'omelia dell’ultimo sabato celebrato in preparazione alla festa di Santa Maria. Un velo melanconico perché Vieste non potrà celebrare la sua festa nel pieno sfarzo. Ma sarà festa e sarà ancora piu’ gradita se la vivremo spiritualmente e se la vivremo con vero spirito mariano. Lasciandoci guidare da Cristo, come esortato da Don Giorgio, e mettendo in pratica tutto quello che nel periodo della primavera pasquale le nostre orecchie hanno ascoltato.

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