ec82deabbe9aabcf512557d6d621ef91_w900.jpgCome da alcuni anni ci siamo abituati , Monsignor Domenico D’Ambrosio, Vescovo emerito di Lecce, ma già nostro Arcivescovo, è tornato nella cattedrale per una celebrazione eucaristica ai piedi di Santa Maria di Merino.”Sono i giorni nei quali avvertiamo il desiderio di stare insieme- ha detto nella sua omelia – e il nostro desiderio è quello di incrociare i nostri occhi con quelli della Madonna di Merino. I suoi occhi dicono una ricchezza particolare, con uno sguardo che incute una tenerezza grande. Sono molto legato a questa nostra Madonna, ha detto ancora l’Arcivescovo. In tal modo. come lo ricorderete, abbiamo fatto in modo da poter riportare la Madonna alla sua bellezza originale, dopo che negli anni era stata appesantita da colori che non erano i suoi. Ringrazio Don Gioacchino che ha voluto, già da qualche anno, che io tornassi a Vieste per poter celebrare ai piedi della nostra Mamma.

Oggi, ha detto Monsignor D’Ambrosio riferendosi al brano del Vangelo, c’ è un verbo che si ripete continuamente e cioè il verbo rimanere. E Gesu’ si riferisce alla vite e ai suoi tralci. Ogni tralcio deve rimanere legato alla vite, altrimenti muore. In questo modo, se Gesu’ è la vite e noi siamo i suoi tralci, non ha senso la nostra vita né significato se non rimaniamo attaccati a lui. Ma Il tralcio piu’ bello è la Santa Madre. Il Signore dall’eternità ha preparato il suo tralcio tra Lei e Gesu’, come lo è tra la Madonna e noi. Gesu’,ha continuato Mons. D’Ambrosio, ci ha sognati fin dall’eternità, ma ci ha sognati santi e perfetti, grazie alla sua vita che diventa la nostra.

Al termine dell’omelia ha poi fatto un riferimento esplicito al servo di Dio Don Antonio Spalatro. Lui è uno dei tralci veri, perché è rimasto sempre legato a Cristo.Come Don Antonio, ognuno di noi deve far si che non secchi e rimanga sempre vivo. Per fare questo basta rimanere in Cristo perché il tralcio si arricchisca sempre piu’ e moltiplichi le sue foglie e i suoi frutti. Nella conclusione, ha poi espresso il suo accorato invito a sentirci irrorati da Cristo come Maria che ha creduto alla parola e si è fatta serva della sua parola, come don Antonio e come tutti i santi.

Qualche battuta scherzosa alla fine della celebrazione della Santa Messa da parte di Monsignor D’Ambrosio che ha dichiarato di essere un vescovo “rottamato”, ma è proprio fra i rottami che è facile trovare i pezzi di ricambio, quando sono necessari. Mi sento di essere un cittadino di Vieste, ha chiosato, anzi sono un vostro concittadino onorario e sempre disponibile a venire ai piedi di santa Maria di Merino, anche se fra poco festeggero’ le mie “quattro ventine”, ma vorrò esserci fino a quanto lo vorrete.

Grazie Padre Arcivescovo per questa sintonia con noi e con la nostra Madonna di Merino. Ti auguriamo lunga vita ed un lungo cammino nella tua semplicità e simpatia.

 

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