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Tornano le feste popolari, torna quella di San Giorgio, tornerà a breve anche quella di Santa Maria di Merino e quella di Sant’Antonio.Potremmo dire, parafrasando un antico detto, che “tanto tuono’ che piovve”.Forse per prendere atto anche delle condizioni climatiche bizzarre degli ultimi giorni.San Giorgio, come tutti già sanno, è la prima festa grande della primavera viestana ed è la festa che anticipa in largo aspetto la festa meravigliosa di Santa Maria alla quale tutti, anche i cuori lontani e soprattutto loro, sono particolarmente legati. Le feste ritornano in grande solennità nonostante le tante difficoltà logistiche che hanno accompagnato la loro organizzazione. Difficoltà legate alla pandemia che non si è ancora del tutto spenta, difficoltà legate alla crisi economica e difficoltà legate alla guerra in Ucraina - come ha sottolineato nel suo saluto iniziale il vicario episcopale Don Gioacchino - che fa sentire anche a noi la voce di chi piange da lontano e di chi piange accanto a noi perché è dovuto scappare  ed è venuta a chiederci una mano di aiuto. E su questo ci auguriamo che tutti i comitati feste abbiano una particolare attenzione devolvendo qualcosa ai fratelli bisognosi.

E’ quanto anche il nostro Arcivescovo ha voluto raccomandarci durante il pontificale che si è svolto in occasione della vigilia di San Giorgio. L’arcivescovo, nella sua omelia, ha infatti detto che le manifestazioni esteriori non avrebbero nessun significato se non partissero da una manifestazione interiore che è quella di porgere attenzione verso il bisogno dei piu’ deboli. San Giorgio, dopo la pandemia che ha bloccato il nostro bisogno di essere popolo, torna a uscire dalla chiesa come edificio, ha detto ancora l’Arcivescovo, per entrare nella chiesa come popolo in cammino.L’augurio è che questa nostra festa torni ad essere espressione di accoglienza ed amore nell’essere città e nell’essere chiesa locale.

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