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Con il rintocco delle campane annuncianti la Vigilia della solennità dell’apparizione di San Michele Arcangelo e con lo sparo dei mortaretti e il suono della banda , Vieste è tornata ad illuminarsi nella sua veste festosa per la ricorrenza secolare di Santa Maria di Merino.

Qualche viso commosso, qualche occhio colmo di speranza, bambini allegri abbarbicati al palloncino. Vieste , dopo due anni rivede la propria festa, quella grande, quella sentita particolarmente perché particolarmente legata alla propria Madre celeste. La festa di Santa Maria non ci ha mai lasciato perché nei due anni di pandemia l’abbiamo fortemente sentita nel cuore e nella mente, ma vista cosi’ da vicino  è tutta un’altra poesia perché, come si suol dire, anche l’occhio vuole la propria parte. E’ festa dunque e, sperando nella clemenza del tempo che ci sta abituando ad un’altalenare di giorni di sole e giorni di pioggia o di temperature fuori norma, godiamoci questi giorni all’insegna dell’Ave Maria, quella che reciteremo e quella che canteremo. L'amore per la nostra festa è stata espressa dal giro delle bande, dalla grande rassegna del gruppo folk Pizzeche e muzzeche, dal concerto del coro polifonico Don Giorgio Trotta che si è tenuto in cattedrale con l'orchesta filarmonica molisana, dai cantanti che ci hanno fatto rivivere sogni di gloria con le canzoni degli anni '60 e '70 nonchè dalla ilarità del comico abruzzese Nduccio che ci ha regalato momenti di risate. Tutto è servito per un inizio promettente, proprio quello che ci voleva per una grande festa dopo due anni di silenzio e di grande vuoto.

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