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E’ scritto che “Qualche volta i turchi, sbarcati di nascosto, si appostavano lungo le strade per derubare i viandanti o catturare degli schiavi. Neppure la processione della Madonna era immune da questo flagello. Così i bravi cittadini di Vieste istituirono un corpo armato che proteggesse la processione e organizzasse la festa in modo che tutto filasse liscio e sereno. Qualche giorno prima del 9 maggio un banditore chiamava a raccolta gli uomini validi, avvezzi alle armi. A comandarli si chiamava un "camerlengo" a cui le magistrature cittadine, per tutta la durata della festa, affidavano i poteri civili e militari. La sera dell'otto maggio il corpo armato si schierava dinanzi al castello. Dal portone usciva il castellano in grande uniforme e consegnava al camerlengo il bastone del comando (e le chiavi della città). Il camerlengo era il comandante assoluto della città per l'intero giorno della festa. Organizzava le ronde contro i pirati e i briganti, ordinava la processione, s'occupava dei lumi che accompagnavano la Madonna. Alla fine della festa si ripeteva la cerimonia dinanzi al castello; il camerlengo ridava al castellano il suo bastone e tutto ritornava come prima”.

Siamo molto lontani dai tempi in cui la processione verso Merino, insieme alla statua della Madonna, era svolta da poche persone perchè si era nel timore continuo di subire assalti ed angherie. I tempi sono cambiati, come pure è cambiato il modo di gestire la processione. A Merino ci va tanta gente ed altrettanta, pur non recandosi verso il Santuario, partecipa alla processione devotamente e compostamente. Non c’è più bisogno di consegnare al “camerlengo” di turno le armi o il bastone e le chiavi per poter aprire e chiudere le porte della città di Vieste ( che certamente finiva all’ingresso del centro storico dove è l’attuale piazza  del fosso). Per una felice intuizione da alcuni anni è stata adottata la tradizione di consegnare le chiavi della città alla Madonna poco prima del cambio della cassa. Questo gesto vuole ricordarci che la Madonna di Merino è la vera padrona delle nostre strade e del nostro destino.

La chiave che in un gesto simbolico il Vescovo, il Sindaco e il Comitato consegna alla Vergine di Merino non è d’oro, ma è rivestita di oro e di brillanti perché noi figli vogliamo dire a Maria che desideriamo porre nel nostro cuore l’oro vero che ci lega a Lei .10298986_10202140044486063_6067309835874807032_n.jpg

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