Del nobile cavaliere romano che Vieste venera come Santo protettore, si conosce molto poco e soprattutto non si conoscono a fondo i motivi che hanno portato la Vieste antica ad annoverarlo come tale. Ma probabilmente i più giovani non conoscono neanche cosa sia accaduto tanti anni fa alla vetusta statua, armoniosa e celebre, esattamente durante la sera del nove maggio del 1961, quando la nostra festa patronale, più che illuminata dalle arcate (luminarie) di quell’anno lo fu molto di più dai lampi di una insistente e violenta pioggia.

Durante l’ultimo tratto della processione del ritorno, quello che va dalla baia di san Lorenzo verso Vieste e che allora si snodava sulla spiaggia, i pellegrini guardavano già il volto della Vergine Santa e quello del cielo che si faceva sempre più minaccioso.
Tutti speravano che la pioggia non cadesse affatto o che almeno spiovesse subito. Ma non fu proprio così e si sa, in questo l’uomo è completamente impotente e chi decide è ben diverso dalla nostra natura umana. E una pioggia dirompente cominciò a cadere già prima che la processione si componesse nella sua solennità. Tutti ebbero necessità di ripararsi come meglio potevano. La Madonna venne portata nella vicina Chiesa del Convento (SS. Sacramento ) e la processione si dissolse nell’attesa che venisse presa la decisione di poterla rimandare o che la pioggia terminasse. Venne deciso di continuare perché, alle ore 22:00 circa (allora non c’era l’ora legale) la pioggia era terminata .Si pensò quindi di ricomporre il corteo. Purtroppo, proprio durante il cambio della cassa, venne giù ancora una pioggia sottile. Si sperava che cessasse o che almeno non aumentasse, per cui bisognava non indugiare e avviarsi verso la Cattedrale il più presto possibile e senza la dovuta solennità .
Il manto del Vescovo Andrea Cesarano (una lunga “coda” violacea), era intriso d’acqua e c’era una enorme confusione perché la pioggia aumentava e quasi rendeva impossibile vedere il tratto di strada da parte delle persone che portavano i Santi, Era quasi un zig zagare tra i flussi dell’acqua meteorica. E fu allora che si verificò l’irreparabile. All’altezza della Chiesa parrocchiale della Santa Croce uno dei quattro portatori della statua di San Giorgio scivolò e la statua schiantò al suolo con un rumore fragoroso.
Il panico fu generale. C’era chi gridava terrorizzato. Chi addirittura pensò che San Giorgio volesse dimostrare il proprio turbamento perché quell’anno si sparse la voce che probabilmente la festa del Santo Patrono sarebbe stata eliminata. Erano sicuramente voci di corridoio che il tempo e la ragione dimostrò menzogneri.
Con velocità vennero raccolti i pezzi della Statua che furono appoggiati nella chiesa della Santa Croce. Non si sa che fine abbiano fatto. Oggi sicuramente con le tecniche moderne probabilmente sarebbe stato facile ricomporre la statua, ma allora si decise di comprarne una nuova – quella attuale – più piccola della precedente ed egualmente elegante. Nella prima statua però era racchiusa altra parte della nostra storia locale ed era più visibile, a mio parere, una eleganza più raffinata nel volto e nel fisico del Cavaliere.
Dopo quell’incidente la processione tornò in Cattedrale monca e veniva aperta dalla Statua di Sant’Antonio.
La gente per lungo tempo parlò di quell’incidente quasi a voler trovare le colpe da scacciare con la preghiera e con qualche penitenza. Piovve ancora per altri giorni e su questo ognuno cercava il conforto. La somma per l’acquisto di una nuova statua venne raccolta probabilmente in poco tempo. Vieste, come ancora oggi, aveva bisogno della protezione di San Giorgio insieme a quella di Santa Maria di Merino.
Le personali reminiscenze sono state confortate dalla rilettura di un articolo pubblicato sulla raccolta del “Faro di Vieste”, fortemente voluta dal compianto Mimmo Aliota.
Il resto è storia dei nostri giorni.

Bartolo Baldi

JSN Mico template designed by JoomlaShine.com