La “Commissione di Santa Maria”
La nascita del Comitato di Santa Maria di Merino si perde nella notte dei tempi. Fino agli anni 60-70 era conosciuto anche con il titolo onorifico di “Commissione di Santa Maria”. Certamente nei tempi passati si aveva molto più rispetto e stima per queste persone. Forse perché quasi tutti godevano di un certo prestigio nella vita cittadina ma anche perché , nella povertà del tempo , per tanti contribuire alla festa patronale era quasi un obbligo civile e morale. Chi non aveva possibilità di dare il proprio obolo “in contanti”, pensava bene di mettere soldi da parte durante tutto l’anno perché non si doveva far brutte figure verso chi veniva a chiedere qualcosa per organizzare la festa per la Madonna. Addirittura nel periodo di molitura molti olivicoltori offrivano il proprio olio che veniva messo in vendita e il ricavato andava ad aumentare la somma che si riscuoteva. Tanti emigrati, soprattutto nella lontana America, costituivano un comitato per proprio conto e raccoglievano offerte che poi venivano inviate a Vieste.
Scartabellando tra i documenti presenti nel nostro archivio, abbiamo trovato un elenco di nomi che dal lontano 1957 hanno speso energie e tempo per organizzare la nostra festa grande.. Li vogliamo ricordare tutti anche perché alcuni di loro già ci hanno preceduti nella vita terrena. Ed è soprattutto a loro che va il nostro ricordo e la nostra gratitudine. Principalmente vogliamo ricordare il Colonnello Cimaglia che, probabilmente, non è mai stato membro del Comitato. Ma lui ha donato il locale sito nella piazza Vittorio Emanuele ( detta del Fosso) dove il Comitato di Santa Maria si riunisce per organizzare la festa.
Dopo il periodo delle guerre mondiali Il “nuovo” Comitato, Ovvero la “Commissione” ,ebbe gli albori nel 1957 con l’Ingegnere Diana Presidente. Il Dottor Michelangelo Medina Vice presidente, il Dottor Luigi Spadea con l’incarico di cassiere. Il Signor Girolamo Troiano con l’incarico di cerimoniere, il Comandante dei Vigili Urbani Francesco Mascia, il vero fac-totum del Comitato.
Giulio Argentieri – attuale cerimoniere - è entrato a far parte del Comitato nel 1968 ed è tutt’ora uno dei più validi collaboratori. Negli anni successivi si sono avvicendati i signori Giuseppe Olivieri (1970) Giovanni Pellegrino (1981) Gianni Sollitto, Giovanni Battista Troia e Franco Impagnatiello ( dal 1981 al 1983)
Negli anni successivi ( 1984) sono entrati nel comitato il dottor Bartolo Baldi,il Rag Vincenzino Ruggieri e il Ragionier Nicola Caruso, mentre Mario Rosiello ( detto zio Mario). Pasquale Pecorelli e il professor Cimaglia. Si sono avvicendati fino al 1990
Dal 1994 ci fu una “rivoluzione” con le dimissioni di tutti i membri del comitato e un rinnovo quasi totale del direttivo con Alfredo Micale, attuale presidente Michele Mattera ,Rocco Ruggieri, Mauro Santoro, Domenico Russo, e Pasquale Guerra . Una ventata di nuove leve e di alcune novità. Dal 2003 sono entrati Domenico Biscotti e Stefano Mattera. Dal 2007 hanno cominciato la loro collaborazione Martino De Simio,Carlo Soldano, Gianni Fasani e Vincenzo Vescera. Ultime leve, in ordine di tempo, sono stati i sigg. Del Duca Nicola, Pasquale De Meo ( 2012) Antonio Pecorelli ( 2014) per finire ad Antonio Sicuro (2015)
Un merito particolare va a Vitangelo Zaffarano. Un simpatico giovanotto che dal 1979 svolge il compito di usciere e di commesso. Grazie alle sue attenzioni il nostro locale è sempre pulito e accogliente.
Abbiamo cercato di raccogliere quanto era nei nostri archivi e nei nostri ricordi. Se inavvertamente abbiamo omesso qualche nome,oppure qualche data errata, saremo grati a chi vorrà segnalarlo .Però vorremmo anche il vostro aiuto e collaborazione. Per chi intende presentarsi abbiamo già spalancato le porte. Con la buona volontà cerchiamo ovviamente impegno e buona condotta morale .
La devozione di Don Antonio Spalatro verso Santa Maria di Merino
Don Antonio Spalatro è il Santo di Vieste, o meglio è il figlio di Vieste che tutti speriamo di poter subito vedere agli onori degli altari. Don Antonio - al pari di tutti i viestani - nutriva verso la Madonna di Merino una devozione grandissima e non poter essere a Vieste nel giorno della festa gli dava tanta malinconia.
In occasione dell’anniversario della sua salita al cielo ( 27 agosto 1954 – 27 agosto 2015), pubblichiamo volentieri un brano, tratto dal suo diario spirituale, che Don Antonio scrisse nel lontano 9 maggio 1948, il giorno in cui Vieste venera con particolare solennità la protettrice S. Maria di Merino
A quest’ora ritorna! Nella nicchia dorata col volto assorto, in espressione di mistica unione con Dio, rivolto al bel mare di Vieste. Fra qualche ora la lunga spiaggia di S. Lorenzo si riempirà di lunga scia di ceri. Il canto prima lontano, si farà a mano a mano più vicino e forte, rinforzato dalle voci fresche dei figli che le vengono incontro! A sera poi, nella nicchia luccicante di luci, passerà sotto la galleria illuminata a giorno.
Santa Maria di Merino, prega anche per me lontano da Vieste! Oggi alla zona di catechismo, il Sig. Parroco, nell’ammonizione finale che teneva ai fanciulli, diceva: Pensate, ragazzi, stare sempre, sempre, sempre lontano dalla Madonna, nell’inferno!
Veramente il Paradiso è per Dio, e la riflessione del Parroco si inquadrava bene solo perchè parlava del mese di Maggio e della Madonna. Certo è un motivo che fa pensare e riflettere. Essere lontano sempre dalla Madonna!
Mamma, no, no, non voglio. Voglio stare con voi e col vostro Gesù, sempre, sempre! Cosi sia!
PREGHIERA
Per ottenere la glorificazione del Servo di Dio ANTONIO SPALATRO Sacerdote
Trinità Santa, una e indivisa, per il tuo servo Antonio, partecipe del Sacerdozio di Cristo, domandiamo la piena glorificazione qui in terra. Ha vissuto nella semplicità e povertà del «bambino del Regno» la sua breve ma feconda stagione sacerdotale. Ha dispensato con la fedeltà e docilità del servo, i santi, divini misteri posti nelle sue mani con l’unzione sacerdotale. Ha testimoniato con la gratuità del ministero e la carità operosa e sofferta l’amore alla Chiesa e il servizio generoso ai piccoli e agli ultimi. É stato per noi fratello qui in terra. Sia per tutti intercessore certo nel Regno. Amen
.Se il 9 maggio un satellite potesse captare i pensieri dei Viestani sparsi per il mondo, i contatti sarebbero innumerevoli: l’unico pensiero che ricorre in questa giornata è rivolto alla festa di S.. Maria di Merino, la festa grande di Vieste, nella quale fede e tradizione s’intrecciano in un particolare connubio.
È tutta bella e singolare la nostra festa patronale. Ma tra le tante occasioni devozionali, spicca la processione-pellegrinaggio a Merino. E’ qualcosa di unico quell’incedere dalla Cattedrale al Santuario, posto a circa sette chilometri dall’abitato. E’ un susseguirsi di emozioni, di attese, di riflessioni.
Tutto inizia di primo mattino. Dopo la celebrazione, di solito alle 7,15, della S. Messa officiata da Mons. Arcivescovo, la processione si compone pian piano. Ed ecco, allora, il primo stannarje (stendardo) dei quattro che rappresentano le altrettante congreghe di laici con i loro paramenti variopinti: è quello di S. Giorgio, di colore rosso che alla sommità ha un mazzo di fiori di campo. Lo stendardo procede a rilento verso via Duomo: ai lati della strada i confratelli e al centro il mazziere, uno dei superiori della congrega che disciplina sia la disposizione dei confratelli che quella del popolo che non deve assolutamente invadere il percorso processionale. Nella parte terminale, la statua equestre di S. Giorgio che, essendo patrono della Città, ha l’onore di aprire la processione della Protettrice. Come tutte le altre statue, è portata a spalla dai confratelli della congrega.
Segue la congrega di S. Antonio, con lo stendardo di colore giallo, con alla sommità il simbolico giglio. E una delle congreghe più numerose e organizzate. Segue la statua del Santo di Padova posto su una portantina diversa dalla altre. Anche questa congrega s’immette su via Duomo per dare spazio all’altra, quella del S. Rosario, stendardo celeste e croce in oro alla sommità. E questa la congrega che ha il privilegio di portare la cassa della Madonna, come diremo più avanti. Infine la congrega della SS. Trinità, stendardo di colore rosso vivo con rose alla sommità.
Tra una congrega e l’altra, ora solo i confratelli ma fino a qualche tempo fa anche i semplici cittadini devoti, portano le statue di S. Francesco da Paola, S. Giuseppe e degli Arcangeli Raffaele. Michele,e Gabriele, precedute dalle bande musicali cittadine. Seguono, quindi, il gonfalone della Città con il Sindaco, la Giunta, consiglieri comunali e altre autorità civili e militari, e i rappresentanti del Comitato della festa. La croce capitolare apre la parte processionale del clero. L’incensiere con i chierichetti precedono i membri del Capitolo che indossano la classica mozzetta violacea, mentre al centro l’Arcivescovo con piviale bianco, affiancato da due diaconi, tiene tra le mani un reliquiario contenente due frammenti del velo e della veste che la tradizione vuole siano appartenute alla Vergine Maria.
Quando anche il Capitolo è su via Duomo, il suono della campane a gloria annuncia l’uscita della cassa di oro zecchino entro cui è racchiuso il simulacro della nostra Protettrice. Non c’è momento più bello di questo in tutta la processione: la scalinata della Cattedrale è come un fiume umano in piena su cui ondeggia la preziosa statua della Madonna. Il volto della Vergine, abbagliato dai raggi del sole, sembra cambiare espressione man mano che scende. Tra applausi, canti di gioia, pianti, implorazioni, rintocchi festosi comincia il lungo viaggio verso Merino.
Gianni Sollitto