Ad-tendere è orientare mente e cuore al Signore che viene per risvegliare il sogno di Dio e le energie interiori assopite. Se non è atteso, Dio non può venire e, se arriva senza essere atteso, è come se non fosse venuto. La celebrazione del nuovo anno liturgico deve sollecitare alla vigilanza, invitare ad un nuovo inizio, a riempire il cuore di speranza per il Signore che viene.
- L’ Avvento non è tempo di penitenza ma di essenzialità: chi attende non si distrae, non si “diverte”, cioè, non cerca di spostare l’attenzione verso altri progetti se non quello di appianare la strada allo sposo che sta per venire.
- I tempi forti dell’anno liturgico vengono quasi sempre sottolineati con segni, parole, gesti... Il colore viola dei paramenti per questo indica il vuoto verso chi c’è ma deve ancora venire. Iniziamo un nuovo Anno liturgico con l’invito a rimetterci in cammino con un atteggiamento di sobrietà e di vigilanza..
In questo giorno la Chiesa celebra il suo “capodanno” .Soffermiamoci davanti alle candele della corona dell’avvento per l’imminente nascita di Gesù. Questo segno, richiamandoci la progressiva vittoria della luce sulle tenebre, ci invita a camminare incontro al Cristo, vera luce che viene a vincere le tenebre del male e della morte
Qualche volta è bello confrontare la realtà attuale con quella del passato, e ti accorgi che non sempre la vivacità dei tempi moderni sono davvero un fatto positivo per l’uomo di oggi. Nei tempi attuali si vive spesso di orgoglio, di prevaricazione e di paura perché ti accorgi che nei tempi in cui l’ignoranza è stata superata si è diventati ignoranti di bontà, di ingenuità e di altruismo. Ma torniamo a noi.
La foto che proponiamo ritrae la festa di Santa Maria di Merino del 1951. Dunque era il tempo immediatamente successivo all’ultima guerra mondiale. L’uomo, l’italiano, il viestano, stava ancora “leccandosi le ferite “ per i tanti disagi, lutti, macerie e malattie, che gli eventi bellici avevano provocato. Ma per la fede religiosa, e soprattutto per la nostra Madonna di Merino, non si lesinava niente e si era ricchi di bontà perché chi non poteva offrire nulla perché non aveva soldi, offriva qualche giornata di lavoro per racimolare qualcosa da poter donare, e che poi veniva venduto. Del resto era uno dei pochi giorni dell'anno in cui si mettevano da parte tutte le sofferenze e i problemi perché bisognava festeggiare la protettrice della città di Vieste e regina delle nostre famiglie. Erano altri tempi. E, nella grande miseria, il paese diventava ricco di sfarzi. Tutto ciò lo possiamo notare osservando questa vecchia foto. Le “arcate” erano molto più belle di oggi. Riccamente lavorate e godibili di sera quanto di giorno, soprattutto nelle ore in cui il sole metteva in risalto le decorazioni Forse le luci erano più soffuse e monotone delle attuali perché non esisteva il colore. C’era solo il bianco, che da una parte impallidiva i visi e dall’altra illuminava le strade perché c’era tanta luce. Già, la luce. Ma quella vera era dettata dalla presenza di un calore umano che riempiva le strade, riempiva le chiese, riempiva il respiro della gente impegnata nel fatidico “struscio” per farsi vedere sotto braccio alla fidanzata, ormai promessa sposa, o per far notare il nuovo vestito confezionato dal sarto più bravo di Vieste. Quella gente era la stessa che riempiva le processioni. Oggi, seppure ancora molto sentita, la processione è diventata più vuota. Non vedi più i tanti chierichetti assiepati in lunghissime fila di pargoli provenienti dalle tre parrocchie viestane: quella della Cattedrale (che soprannominavamo i "bavaglini") ,della Santa Croce ("le scamorze")e del Convento ( "le malombre") di cui ne facevo orgogliosamente parte.Le altre parrocchie non erano ancora nate. Ma non vedi più neanche il numero elevato di sacerdoti, perché le vocazioni sono fortemente diminuite e i preti più anziani sono morti o sono malati.
La vecchia foto giace sul tavolo. Ho deciso che la lascerò cosi’, avrò un motivo in più per potermi confrontare ancora su un sentimento passato che, probabilmente, non tornerà mai più. (B.B.)
IL NOSTRO AMMINISTRATORE APOSTOLICO PER LA PRIMA VOLTA A VIESTE
“Benvenuto Eccellenza, l’aspettavamo dal giorno in cui il Papa Le ha affidato l’incarico di “traghettare” la nostra Chiesa di Manfredonia-Vieste e san Giovanni Rotondo” Con semplici parole di accoglienza, Don Gioacchino Strizzi, Vicario Foraneo, ha accolto nella basilica cattedrale di Vieste il Vescovo Monsignor Luigi Renna, alla presenza di un popolo festante. ”Sentiamo ancora viva la presenza del nostro amato Arcivescovo Monsignor Michele Castoro, che ci ha lasciato alcuni mesi fa dopo una lunga malattia, accettata e sofferta per amore della nostra Chiesa. E di Monsignor Castoro è la mitria deposta ai piedi dell’altare, che il nostro Pastore ha voluto donare alla nostra comunità prima di morire”, ha detto ancora Don Gioacchino.
“ Sono qui tra di voi perché non potevo non accettare l’invito rivoltomi dai Confratelli presbiteri di Vieste, e rivolgo il mio saluto al Sindaco, agli Amministratori e a tutti voi. Ma è forte il desiderio di poter celebrare con voi la Santa Messa in memoria di Monsignor Castoro che particolarmente conoscevo e particolarmente apprezzavo per la sua disponibilità ed amore verso la chiesa. Monsignor Castoro, ha detto ancora Renna, ha reso “bella” la morte perché è morto prima da cristiano e poi da Vescovo, accettando le sofferenze nel silenzio e nella disponibilità che lo ha contraddistinto durante la sua vita. Egli ha chiuso gli occhi aprendoli,e lo ha fatto non concludendo la sua vita, ma raggiungendo la cima”.
Amate la vostra chiesa e lasciatevi guidare dalla saggezza dei vostri Vescovi che sono i successori degli apostoli, ha esortato ancora Monsignor Renna. Vieste, insieme a Manfredonia è una diocesi molto antica. Anche se nel tempo si sono succeduti tanti Pastori, la vostra chiesa non è rimasta mai priva della guida pastorale del vescovo. Il breve tempo che mi vede ancora come timone della chiesa diocesana di Manfredonia.Vieste.San Giovanni Rotondo va verso il termine perché, sapete bene - ha sottolineato Monsignor Renna - il Papa ha nominato un nuovo Pastore per la Vostra realtà. Posso annunciarlo. L’ordinazione episcopale di Padre Franco Moscone, cui seguirà l’ingresso solenne in questa Diocesi, avverrà a Gennaio. Ma a breve saranno rese meglio note tutte le date.
Vi chiedo di pregare per il vostro Vescovo Eletto, ha concluso monsignor Renna, ma sicuramente lo state facendo, come sicuramente lo avete fatto tante volte per monsignor Castoro che ci guarda dal Cielo”.
Al termine della intensa celebrazione eucaristica Monsignor Renna ha poi voluto deporre sulla tomba del servo di Dio Don Antonio Spalatro, di cui sta per concludersi la fase diocesana del processo di canonizzazione, una preghiera e un ricordo scritto sul libro dei pellegrini.
Padre Franco Moscone è nato ad Alba, in provincia di Cuneo e diocesi di Alba, il 10 dicembre 1957. Entrato, dopo la maturità ,nel seminario della provincia ligure-piemontese dei chierici regolari di Somasca, ha svolto il probandato nella casa di San Mauro Torinese, il noviziato a Somasca, l’anno di magistero nella comunità del Collegio San Fermin di Caldas de Reis (Spagna) e il post-noviziato a Roma, nella casa di Sant’Alessio all’Aventino. Ha compiuto gli studi teologici a Roma, presso l’Ateneo Sant’Anselmo, conseguendovi il baccalaureato. Ha emesso la professione perpetua il 26 settembre 1982 ed è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 1984 ad Alba. Nel 1983 è stato animatore dei seminaristi a San Mauro Torinese. Nel 1991 ha ottenuto la laurea in lettere presso l’università degli studi di Torino. Nel 1992 ha assunto l’incarico di insegnante e animatore degli universitari al collegio Emiliani di Genova-Nervi. Il 4 novembre 2018 il Santo Padre lo ha nominato Arcivescovo di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo .
Mentre si fa sentire forte l’eco della notizia della designazione del nuovo Arcivescovo, cominciano ad arrivare anche le prime notizie sui prossimi eventi che riguarderanno il possesso canonico della nostra Arcidiocesi .
Padre Franco Moscone è Arcivescovo eletto, ma non è stato ancora ordinato Vescovo. Il sacro rito avverrà nella Cattedrale di Alba, sua città di nascita, il 12 gennaio del 2019.Pensiamo ed auspichiamo che alcune delegazioni del nostro territorio potranno essere presenti nella cattedrale albese. Il nuovo presule sarà successivamente accolto nella città di Manfredonia da parte di tutte le autorità ecclesiastiche, civili e militari del Gargano. Il rito è previsto alle ore 16.00 del 26 gennaio 2019. Con la solennità dovuta,inizierà ufficialmente il ministero Episcopale in Diocesi.
Il 27 gennaio 2019 alle ore 17.00: L’Arcivescovo presiederà la Celebrazione Eucaristica nella Chiesa Concattedrale di Vieste, dopo l’accoglienza in luogo da stabilirsi, da parte delle autorità civili e militari.
Tutti i dettagli più precisi potranno essere comunicati non appena verrà definito meglio il programma della manifestazione.
A padre Franco i sacerdoti della vicaria viestana hanno voluto indirizzare un messaggio di saluto già ampiamente pubblicato attraverso le bacheche delle nostre chiese e attraverso i media della nostra città. Mentre esultiamo per questo nuovo dono, rimaniamo in attesa di poterlo incontrare da vicino per esternagli filiali espressioni di stima e di profonda amicizia.
Oggi, sabato 3 novembre, alle 12, con un comunicato congiunto del Vaticano e dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, è stato reso noto che l’albese Padre Franco Moscone è stato nominato da Papa Francesco Arcivescovo dell’Arcidiocesi pugliese, retta finora dall’Amministratore apostolico Luigi Renna.
Padre Franco, attualmente Preposito generale dei padri Somaschi, è nato nel 1957 ad Alba, nella cui Cattedrale è stato battezzato. Entrato presso i Somaschi, è stato ordinato sacerdote nel 1984 da Monsignor Vallainc a Serralunga d’Alba, paese della sua famiglia e dove tuttora vive sua mamma. Ha studiato presso il Sant’Anselmo a Roma dove ha conseguito il baccalaureato in teologia e nel 1991 si è laureato in lettere e filosofia a Torino. Nel 2002 è stato eletto Vicario provinciale e poi generale dei Somaschi. Nel 2008 è stato eletto Preposito generale della Congregazione, responsabilità riaffidatagli nel 2011 e nel 2017.
Nella lettera inviata a familiari, amici e conoscenti, Padre Moscone prega tutti di evitare di chiamarlo monsignore o eccellenza: «Desidererei continuare a essere chiamato padre». E anziché regali verso la sua persona, invita a sostenere la colletta che i suoi confratelli Somaschi hanno aperto per la popolazione del Kerala (India) colpita da una pesante alluvione. «Anche se dovrò abbandonare fisicamente le mie origini familiari e la casa religiosa, non ne perdo la comunione. In spirito, anima e cuore sono e resto figlio della Chiesa che è in Alba e religioso Somasco per sempre: sono queste le mie prime e fondanti chiamate del Signore».
don Giusto Truglia, direttore Ufficio comunicazioni sociali diocesi di Alba (Cuneo)
Apprendiamo con gioia la notizia della nomina del nuovo Pastore della nostra terra. Mentre esprimiamo voti di gratitudine a Papa Francesco, ci informeremo meglio sulla figura del nuovo presule e sulle modalità dell'ingresso solenne che sarà programmato dalle Autorità Ecclesiastiche