Con la cerimonia di insediamento del nuovo parroco della Chiesa di San Giuseppe Operaio Don Angelo Di Nunzio – che avverrà domenica prossima 2 ottobre -termina il tour de force dell’Arcivescovo per la ridesignazione dei parroci nelle comunità Viestane. Un trasferimento, se vogliamo, "superficiale", in quanto nessuno dei parroci è stato trasferito oltre le mura della nostra città. Un trasferimento comunque all’insegna del Codice di diritto canonico (can. 522 ) che dispone – anche se rimane a discrezione del vescovo – che il parroco non debba rimanere nella stessa parrocchia oltre i nove anni. A dire il vero è la prima volta che ciò accade nella nostra città dove tutti i parroci, per motivi di origine storica o per esigenze locali, non venivano mai trasferiti dalla parrocchia assegnata.
Monsignor Padre Franco, come già ampiamente comunicato, ha inteso nominare parroco della cattedrale Don Michele Ascoli (proveniente da San Giuseppe Operaio) dopo il raggiungimento dei limiti di età di Don Gioacchino Strizzi. Ha nominato parroco del SS. Sacramento Don Tonino Baldi perché conosce molto bene la situazione di detto tempio, ma soprattutto per dare un assetto definitivo alla memoria di Don Antonio Spalatro di cui il processo di beatificazione è ormai verso la conclusione. Don Tonino entrerà ufficialmente domani 1 ottobre.
Rendendosi cosi’ vacante la parrocchia di Gesu’ Buon Pastore , domenica 25 settembre ha fatto il suo ingresso il manfredoniano Don Antonio De Padova, ed è la prima volta che la chiesa viestana si dota di un parroco proveniente da altra città del Gargano.
Rimangono per il momento al “loro posto” don Giuseppe Clemente,che è sulla soglia del raggiungimento dei limiti di età ed attualmente parroco di Santa Croce e don Celestino Iervolino, parroco della Madonna delle Grazie.
Una intensa cerimonia Eucaristica, presieduta dal nostro Arcivescovo Padre Franco,per dire grazie a Dio e per salutare Don Gioacchino Strizzi che, per sopraggiunti limiti di età, ha lasciato il suo incarico come pastore della cattedrale viestana. |
Don Gioacchino, tenace e sagace ma anche esigente, ha costantemente fatto sempre risplendere la figura di Cristo, facendo risplendere anche il vetusto tempio, di cui era parroco, e che tanti visitano e tanti ci invidiano. La sua attenzione, come ha evidenziato la dottoressa Angela Romano in rappresentanza dei parrocchiani, è stata rivolta sempre verso gli ammalati presenti in parrocchia come un tesoro da custodire, perché presenza di Cristo sofferente nella comunità. Fin dall’inizio del ministero ha sempre focalizzato la dimensione morale ed ecclesiale dei genitori, dei fidanzati, dei fanciulli e giovani. Fu sua l’iniziativa di pubblicare il giornalino shalom che si rivolgeva attentamente ai ragazzi e giovani come fu sua l’idea di istituire il gruppo RIG /ragazzi in gamba dedicato ai bambini, o il doposcuola per ragazzi meno abbienti o la mensa per i poveri, come ha sottolineato anche il Sindaco Dottor Giuseppe Nobiletti.Ma ha anche dato ampio spazio alla cultura, ha detto l’Assessora al ramo GraziaMaria Starace e la dismessa chiesa di San Giovanni , diventata auditorium di primo livello ne è la testimonianza. Con le catechesi è stato uno sprone per contemplare il volto misericordioso di Cristo e quello materno della Madonna Santissima di Merino, anche con la festa a Maria organizzata ogni anno per onorare la nostra protettrice dopo il novenario. Lo stile di Don Gioacchino è stato sempre esigente , ma lo ringraziamo per quello che ha saputo insegnare. Con la sua autenticità sacerdotale ha insegnato ad amare anche chi ha offeso o chi ha reso qualche torto insegnando ad avere fiducia nella misericordia divina.La comunità parrocchiale della Cattedrale avverte ora il bisogno di continuare a vivere la propria storia umana, religiosa, civile e sociale già tracciata e improntata alla stessa semplicità, umiltà, spirito di sacrificio, disponibilità, amicizia e schiettezza, con cui è stata caratterizzato durante la reggenza di Don Gioacchino. Don Gioacchino non smette di essere sacerdote, come ha detto lo stesso Arcivescovo, e ci sarà ancora tanto bisogno di essere tra la gente e di saperla ascoltare. Come parrocchia ci sarà ancora un lavoro lungo al quale il nuovo parroco Don Michele Ascoli non potrà e non dovrà sottrarsi,per questo la cittadinanza viestana e i devoti di Santa Maria di Merino confidano nella forza e nel sostegno dello Spirito Santo. Carissimo Don Gioacchino, è vero, avrai ancora tanto da seminare e tanto da raccogliere e i frutti matureranno giorno dopo giorno. Per questo ti diciamo semplicemente auguri e AD MAIORA SEMPER. |
L’anima mia magnifica il Signore che, nella sua forza, ha rovesciato i potenti dai troni,innalzando gli umili e rimandando i ricchi a mani vuote. Questa la sintesi dell'omelia di Don Tonino Baldi, che ha celebrato la santa Messa in occasione della reposizione della Madonna di Merino nella propria nicchia, dopo il novenario dell’Assunta. Noi dobbiamo guardare tutti all’umiltà della Madonna e trarre da lei i suoi insegnamenti per la nostra vita, soprattutto in questo perido ferragostano che ci vede troppo dediti al lavoro per accumulare soldi . Il guadagno lecito è cosa benedetta da Dio, ma non puo esserlo se il datore di lavoro maltratta i propri dipendenti e non elargisce la giusta paga. Non puo essere accettato da Dio il guadagno che si fa spacciando droga o mercificando il corpo umano. Sono cose che gridano vendetta. E ce lo ribadisce anche Gesu’ quando si rivolge al ricco chiamandolo stolto perché “ stanotte stessa ti sarà richiesta la tua anima”.
“ Realizziamo l’invito della Madonna a fare come Gesu’ vuole”, ha concluso don Tonino nella sua breve ed intensa omelia. Vieste è città di Maria da sempre.E i nostro propositi saranno benedetti da Dio se solo ci sforzeremo di portarli a termine.
La celebrazione si è conclusa con la sempre toccante cerimonia della piccola processione per il ritorno della statua nella sua nicchia. Statte bbona Madonna mia. Ora è davvero il tempo di andare, nella certezza che se non sarà più possibile vederci in piedi davanti a te, potremo riceverti in paradiso accanto a te.
La Madonna ci aspetta ancora, non solo per la sua festa, ma per tutto l’anno.
“Fresca scende ai fiori la pioggia e silenziosa trema l’estate, declinando alla sua fine (H.H)
Con l’arrivo di settembre l’estate è dunque alla sua fine. A dire il vero ci pervade un po’ la malinconia dEi tempi belli che arrivano ma poi passano.Però le stagioni sono tutte belle, perché non passano mai senza aver lasciato tanti ricordi, tante meraviglie tanti profumi e tanti buoni frutti. Al mese di settembre del 2022 dovremo aggiungere un altro ricordo, quello di un grosso cambiamento dei parroci nella nostra città. Un cambiamento sul quale il nostro Arcivescovo ha sicuramente riflettuto ed agito esclusivamente per il bene delle anime di Vieste. Solo il tempo potrà dare il proprio giudizio. Ma ora siamo vicini a quelle date che in questi giorni sono state pubblicate e date ampiamente in conoscenza. Chi lascerà per primo la parrocchia ( quella della cattedrale), ma lo farà solo per raggiunti limiti di età , è don Gioacchino Strizzi. Ovviamente dedicheremo per lui un articolo piu approfondito nel giorno del suo commiato. Oggi riproponiamo una piccola cronistoria dei parroci che si sono avvicendati nella cattedrale viestana, di cui è affissa ai lati della cappella di Santa Maria di Merino un dettagliato elenco e di cui è stato proprio don Gioacchino il promotore di questa ricerca che risale alla metài del 1500. Il primo di cui si fa memoria è tale Don Andrea Saputo,di cui però si conosce ben poco. Azzardiamo l’ipotesi che non fosse di origini viestane, considerato che il ceppo del cognome sembra provenire dalla Sicilia o dal Lazio, dove sono presenti molte famiglie. A succedere a don Andrea Saputo ci furono altri sacerdoti quasi tutti dal cognome non viestano. Questo lascia intendere largamente come la nostra città abbia avuto un alternarsi di personaggi oriundi che hanno notevolmente influito anche nella reggenza della cattedrale viestana. Tra le figure recenti e ben impresse nella nostra mente sono Don Luigi Ruggieri , Don Mario Dell’Erba e ovviamente Don Gioacchino Strizzi.
Don Luigi Ruggieri è stato l’arciprete-parroco per antonomasia, avendo assunto questo incarico per ben 54 anni. Oltre mezzo secolo a servizio e a dedizione completa della nostra piccola ma nel contempo importante realtà ecclesiale. La reggenza dell’Arciprete Ruggieri, tolte le vicissitudini legate alla povertà e alla guerra, probabilmente non deve essere stato troppo difficile. Infatti in quei tempi a Vieste abbondavano i preti per l’ alta situazione vocazionale del tempo. Inoltre a Vieste, un paesino piccolo, isolato e povero, la fede e il rispetto verso “ la chierica” era vivamente vissuto. Quando un sacerdote entrava nella casa di chiunque, tutti si alzavano in piedi ed accorrevano per poter baciare la mano al rappresentante di Cristo. Cosa che oggi non accade piu’.
Don Luigi Ruggieri, un prete un po' burbero ma vicino alla gente povera, lo si incontrava spesso in piazza a discutere con la gente con il suo classico cappello rotondo, quasi impellicciato, e con il bastone,mentre dava suggerimenti e consigli a chi glieli chiedesse.
Don Mario Dell’Erba, parroco dal 1963, fu il sacerdote che ricorderemo per le sapienti omelie. Ma non lesinava rimproveri, anche aspri, quando notava qualcosa che, a parer suo, non era in linea con i dettami pastorali. Don Mario si interessò molto dei primi restauri della cattedrale, che terminarono negli anni 80.Chiedendogli di poter visitare la cattedrale ancora in cantiere, molto volentieri faceva da cicerone.
Don Gioacchino,immediato successore di don Mario, venne fatto parroco della cattedrale di Vieste nel 1987 dal compianto Monsignor Valentino Vailati. Oltre alle normali opere di evangelizzazione, ha realizzato numerose migliorie della cattedrale, a cominciare dagli arredamenti, dall’arricchimento delle cappelle con reliquiarii, o assemblamenti in oro zecchino di alcuni manufatti. Ha organizzato per tanti anni la “festa a Maria” in occasione della novena nella festa patronale, ha realizzato l’impianto mobile per gli invalidi. In ultimo, si è interessato, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Vieste, di far restaurare la volta della cattedrale e di sistemare la nuova illuminazione che ha dato uno splendore tutto particolare al tempio. Ora è tempo di andare….il nuovo anno pastorale si avvicina e proprio come accade per il buon vignaiolo, è tempo della raccolta dell’uva per assaporare il buon vino della sua collocazione a riposo.
Il ferragosto è molto antico . Piu’ di duemila anni fa si festeggiava ai tempi della Roma imperiale ed era denominata Feriae Augusti ( da cui ferragosto). Un periodo particolare che si riferiva ad un festa istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C, che iniziava il primo di agosto e che durava tutto il mese.
In quel tempo era certamente impensabile godere del pieno sole e di spiagge affollate, o di bagordi infiniti tra discoteche e gite fuoriporta. In tutto l’impero infatti si organizzavano principalmente corse di cavalli e gli animali da tiro, buoi, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori.
Successivamente, nel 15 agosto , la Chiesa cattolica ha voluto far coincidere la ricorrenza laica con la festa religiosa dell’Assunzione di Maria.
L’Immacolata Vergine, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso della sua vita, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell’universo. L’Assunta è primizia della Chiesa celeste e segno di consolazione e di sicura speranza per la chiesa pellegrina. Questa antica testimonianza liturgica fu solennemente proclamata dogma da Pio XII nel 1950.Ma è ovvio che la certezza che la Madonna sia stata assunta in cielo in anima e corpo, è sempre esistita.
La città di Vieste celebra e fa coincidere questa importante festa mariana con l’elevazione al trono della statua di Santa Maria di Merino, perché Ella è la protettrice di Vieste , mentre la cattedrale , che l’accoglie nel proprio cuore, è dedicata alla Madonna Assunta in cielo. Ecco perché i nostri padri, sapientemente vollero celebrare la novena e i riti di intronizzazione allo stesso modo in cui accade il 30 aprile di ogni anno. Ma tutto questo, per il periodo particolare in cui il viestano lavora ( ma anche perché viene meno il folklore del mese di maggio), viene celebrato in tono molto minore.
Dunque siamo nel cuore di agosto. Siamo nel cuore dell’estate. Siamo nel colmo della presenza turistica a Vieste. Accogliamo questo periodo con entusiasmo, ma senza dimenticare il nostri doveri da cristiani e di figli di Maria.
Buona Madonna “d mizz d’agust” da parte di tutto il comitato festività di Santa Maria di Merino.