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CON LA SEMPRE TOCCANTE CERIMONIA, SANTA MARIA DI MERINO E’ TORNATA NELLA SUA “CASA”.

“S Dia vol, c vdim all’ann ch ven”, un modo semplice e genuino con il quale i nostri antenati si salutavano tra di loro soprattutto quando dovevano partire per un lungo viaggio che li avrebbero impegnati dalla festa trascorsa di Santa Maria fino alla nuova del nuovo anno. Un saluto, ripreso in qualche modo, anche nel canto dialettale “statte bbona Madonna mia” che si usa cantare come ultimo canto davanti alla nicchia di Santa Maria sia nel giorno 10 di maggio che nel giorno 16 agosto, quando la festa ferragostana entra ormai nell’epilogo e la Madonna, questa volta, torna nella propria nicchia per essere venerata  per otto lunghi mesi che abbracceranno l’autunno, l’inverno e gran parte della primavera.

La Madonna non scompare dalla nostra visione. Cambia solo ambiente. Dobbiamo cercarla ed affidarci a Lei in tutto il periodo dell’anno , davanti all’altare su cui è ben esposta e ben visibile. Quello di Santa Maria di Merino è il simulacro mariano piu’ importante di Vieste. Quello davanti al quale tante generazioni si sono inginocchiate ed hanno pianto. Questo il senso della omelia dettata da Don Pasquale Vescera che ha celebrata l’eucarestia in questo giorno di una estate che ancora impazza.

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