74773__cattedrale_di_vieste1.jpg"In Verbo autem tuo laxabo retia" (Ma sulla tua parola, getterò le reti). E’ quanto appare in prima foggia sul leggio ( o ambone) della cattedrale di Vieste. Un misto tra antico e “antichizzato”,messo in risalto per la sua posizione sulle scale che accedono al presbiterio del tempio, dove la “parola” può essere annunciata facilmente anche senza ricorrere ai moderni mezzi di amplificazione in quanto l’abside, dove è ubicato il coro ligneo, agisce quasi da amplificatore acustico. Tutta la cattedrale ha subìto, negli anni, diversi rimaneggiamenti che, se da una parte ne hanno alleggerito la struttura divenuta pericolante a causa di terremoti, delle devastazioni e della sua stessa precarietà statica che hanno reso necessari i lavori di consolidamento, dall’altra è stata privata della sua originalità e della sua ricca bellezza. Originariamente la cattedrale era fornita del pulpito ligneo, ubicato a destra della navata su una delle ultime colonne ( trasformate in pilastri nel periodo barocco e successivamente ritrasformate in colonne con i radicali lavori di restauro negli anni ‘70 del secolo scorso). L'ambone, costruito in tufo per dar dignità e solidità alla parola di Dio da esso proclamata, e' opera dell' anziano artista viestano Salvatore Palumbo, recentemente ‘scomparso. Trattasi di un collage di antico: capitello frontale e colonnine ai lati bassi: la struttura in tufo e le formelle hanno come tema dominante Cristo, Parola e Vita. L’ambone è stato benedetto nel 2002 da Mons. Francesco De Nittis, arcivescovo nostro concittadino che, per volere del Papa Giovanni Paolo II,venne eletto Nunzio Apostolico nelle terre dell’America Centrale.

Significativa la scritta che si riferisce al brano evangelico della pesca miracolosa: Prendete il largo e gettate le vostre reti da pesca... “E rispondendo Simone disse: Maestro, per tutta la notte abbiamo lavorato senza prendere nulla; secondo le tue parole getterò le reti. E come ebbe fatto ciò, presero una tale abbondante moltitudine di pesci, che le loro reti si ruppero. Allora fecero cenno ai compagni che erano nelle altre barche, perché venissero e li aiutassero, e vennero, e riempirono due navi, tanto che quasi affondavano”.

Dopo una lunga notte di fatica trascorsa sul lago di Genézaret le reti dei pescatori erano rimaste vuote. Immaginiamo ora l'espressione dell'apostolo Pietro a cui Gesù chiede di buttare ancora una volta le reti in acqua: certo di grande fiducia se risponde con la frase citata. Quante volte, nel nostro piccolo,ci siamo trovati ad esclamare: "In verbo autem tuo domine laxabo retia", cioè mi fido di te. Faccio quello che mi stai chiedendo, anche se non ci capisco nulla?

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