( APPUNTI TRATTI DA “GLI INSEDIAMENTI RURALI DALL'ETÀ ROMANA ALL'ETÀ TARDOANTICA “di Giuliano Volpe)

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La villa è da includere tra i caratteri peculiari della civiltà romana. Pur avendo desunto alcuni elementi dalle esperienze agronomiche più antiche maturate nelle realtà greche, con le quali Roma venne a contatto, essa fu un prodotto originale dei Romani. Diffusa in tutto il mondo romano, la villa, nella sua espressione classica, si sviluppò in un territorio e in un periodo precisi, cioè nell'Italia centrale tirrenica tra il II sec. a.C. e il II sec. d.C., grazie ad una serie di condizioni particolarmente favorevoli.

Nelle varie attività produttive furono impiegate grandi quantità di schiavi, in alcuni casi favorendo anche le capacità imprenditoriali degli elementi più intraprendenti. La villa a conduzione schiavile costituì il campo di applicazione più sofisticato di questo tipo di organizzazione, i cui requisiti fondamentali erano: il controllo diretto del dominus, la disponibilità di capitali da investire, la scelta di un sito favorevole (prossimità al mercato e alla viabilità terrestre e marittima, facile difendibilità, salubrità, ecc), la possibilità di conservare i prodotti per poterli immettere sui mercati nel momento in cui i prezzi erano più favorevoli. Nell'azienda agricola l'aspetto della fatica e dell'utilità, pur prevalente, doveva coniugarsi a quello del lusso e dei piaceri, in modo da invogliare il padrone, abituato agli agi della città, a soggiornare il più a lungo possibile nella residenza di campagna. In questo tipo di organizzazione agraria, i fundi dovevano essere sufficientemente grandi ma non immensi, tali da essere adatti ai ritmi e ai modi delle produzioni specializzate, in particolare quelle dell'olio e del vino, derrate liquide, trasportate in anfore a bordo di navi e destinate a mercati anche molto lontani dai luoghi di produzione.. Le vere e proprie villae schiavistiche non sono da confondere con i molti altri tipi di edifici rurali più antichi, coevi e più recenti, come le case coloniche o come i praetoria tardoantichi.. Costruita nella seconda metà del I sec. a.C., la villa era costituita da un corpo centrale a pianta quadrata, nel quale coesistevano la lussuosa pars urbana, con i vani residenziali per il dominus, la sua famiglia e gli ospiti, eleganti sale da pranzo, oltre all'alloggio del vilicus, organizzati intorno ad un atrio e ad un peristilio, e le partes fructuaria e rustica, con gli ambienti per la produzione dell'olio e, soprattutto, del vino, i magazzini degli attrezzi e dei prodotti agricoli. Intorno al corpo centrale si disponevano un cortile con gli alloggi servili e le stalle, e un loggiato che si affacciava su orti e giardini; separati dal complesso erano un granaio ed anche un piccolo belvedere. Numerosi sono i casi di villae noti in Italia. Una particolare concentrazione si registra in area campana e soprattutto nella zona vesuviana, dove le villae, in genere installate nel I sec. a.C., furono distrutte dall'eruzione del 79 d.C.:

In Puglia sono da segnalare la villa di San Vito di Salpi (tardo II-I sec. a.C.), con atrio, peristilioscavi_merinum2.jpg, giardino porticato ed oletum, posta nei pressi delle salinae litoranee, e i numerosi edifici disposti lungo le coste del promontorio garganico, come le villae di Agnuli a Mattinata e di Santa Maria di Merino nei pressi di Vieste, rispettivamente destinate alle produzioni olearia e vinaria ed entrambe utilizzate, con varie trasformazioni, dal I sec. a.C. al V-VI sec. d.C. (Volpe 1990; 1996).

La "villa centrale", tipica della suburbana regio Italiae e delle zone centrali dell'Italia, era normalmente vicina a città, a porti e/o a grandi vie di comunicazione, situata su terreni fertili e in ambiente salubre con fondi non molto grandi, prevedeva alti investimenti di capitale ed era orientata verso colture specializzate e intensive, era facilmente controllabile dal padrone ed impiegava schiavi soluti, con una rara e ridotta presenza di contadini liberi, per lo più stagionali;

La "villa periferica" (meno nota dal punto di vista archeologico), , era normalmente lontana da città, porti e grandi vie di comunicazione, situata su terreni meno fertili e in ambiente meno salubre, con fondi molto estesi, prevedeva minori investimenti di capitale ed era prevalentemente orientata verso le colture estensive, era più difficilmente controllabile dal padrone ed impiegava a volte schiavi vincti e più spesso coloni, che vivevano in villaggi o in piccole case rurali.

SCAVI_MERINUM_4.jpgLa villa ebbe una lunga durata, pur attraverso sostanziali modifiche, dalla fine del I sec. a.C. alla metà circa del VI sec. d.C. Oltre che nelle campagne le villae si dislocarono anche lungo le coste, non soltanto lungo le coste tirreniche, in particolare quelle etrusche, laziali e campane, ma anche in Adriatico (quella di Merino è un esempio) dove spesso si sfruttava come risorsa produttiva anche il mare .In questo modo si svilupparono le grandi villae maritimae, dotate di piscine all'interno delle quali si allevavano varie specie di pesci e di molluschi.

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