IMG-20170512-WA0019.jpgSono sicuramente tanti gli eventi disastrosi che hanno coinvolto il genere umano nel corso dei secoli. I nostri genitori ci raccontavano spesso della pandemia della cosiddetta spagnola che, intorno al 1914. mise a soqquadro anche la nostra città di Vieste con tanti ammalati e, purtroppo, tanti morti. E altri eventi brutti non si sono fatti attendere poi con i conflitti mondiali che hanno portato lutti e rovine ovunque.

L'uomo dunque ha sempre vissuto e convissuto nella trepidazione, ma erano i tempi in cui la medicina non aveva ancora fatto grossi progressi e non ci si affidava  alle illusioni degli oroscopi rivolgendosi invece alla provvidenza di Dio. Perciò, pur senza i mezzi odierni si continuava a vivere per far in modo di “non morire”. Oggi le cose non stanno cosi' perchè non siamo piu' abituati al sacrificio e al malessere e le tante notizie di questi giorni sulla pandemia del Covid !9 che, come vespe infestanti ci ronzano nelle orecchie, ci scoraggiano e ci impauriscono come se stessimo in qualche modo vivendo gli ultimi giorni della nostra vita.

Sicuramente dovremmo abbandonarci un po di piu' alla speranza di vita che la Madonna ci propone ogni giorno e fare anche noi quello che fecero i nostri avi durante l' anno 1680 in cui Vieste visse in modo molto simile, nel clima e nella salute, quello che a distanza di secoli oggi si sta ripetendo.

Ce lo ricorda lo storico Giuseppe Pisani attraverso un libro pubblicato dal Centro di Cultura “Niccolo' Cimaglia”.

Si racconta infatti che “l'infirmità accascate nell'anno antecedente, in alcune persone sono persistite insine all'autunno di quest'anno (1680), ma solamente con alcuno poco rigore di freddo, et dopo alcuno poco di febbre, interpellatamente da cinque, sei,sette giorni da quindici in venti giorni et di nuovo si sentivano”

In quell'anno non piovve per quasi sette mesi e per un periodo compreso dal mese di novembre al mese di giugno. Per tal motivo vennero organizzate processioni dal principio di marzo fino al mese di maggio e nell e occasioni portarono in devoto pellegrinaggio la “sacratissima statua di rilevo della SS.Annunziata (Santa Maria di Merino). Tali processioni si svolsero dalla cattedrale per arrivare a tutte le chiese conventuali di Vieste ( Santa Maria delle Grazie e  Cappuccini).

Immaginiamo di vedere la fede di tanta gente ammalata,povera e con abiti consunti,oppure stremati dalle fatiche quotidiane e dal precario stato di salute, percorrere le strade cittadine di Vieste sicuramente impolverate ancora di piu dalla aridità del terreno. Un anno particolare che terminò con la guarigione di molti ammalati e con l'arrivo della tanto aspettata pioggia.

La corona di Maria aveva sicuramente vinto la paura del contagio e della carestia.

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