Al visitatore attento non sarà certamente sfuggito un mosaico che da alcuni anni Don Giorgio Trotta ha  fatto sistemare alle spalle del presbiterio della chiesa all’aperto,all'interno dell'area perimetrale del santuario di Merino.

L’autore, di cui non conosciamo il nome (ma ci piacerebbe fosse reso noto), o lo stesso ideatore, ha voluto riprodurre con chiara lettura i luoghi cari alla Madre Celeste, su cui Ella pone il suo manto e la sua mano misericordiosa. In primo piano è la stessa città di Vieste, che l’autore ben rappresenta con il suo centro storico riverso nel mare, ma anche nella parte che, illuminata meglio dal sole, spazia sulla spiaggia del castello e sul monolito del Pizzomunno. Ai piedi della Vergine Maria,poco piu' a lato, compare una macchia nera che, diffondendosi come una nuvola, avvolge macchie colorate verosimili fiammelle. Sicuramente sono le fiammelle delle innumerevoli candele che, nella festa piu’ bella dell’anno che è quella del 9 maggio, vengono accese durante la processione nel buio della notte durante il ritorno verso Vieste, ovvero quando la lunga, calda e stanchevole giornata è ormai al suo epilogo.

Alla destra di chi guarda sono ben messi in evidenza i due luoghi piu’ sacri alla pietà popolare di Vieste. Sono i luoghi dove la Madonna è particolarmente venerata. Essi sono la basilica cattedrale di Vieste, che regna vetusta sulla sommità della città di Vieste, e la Chiesa dell’Annunziata, meglio conosciuta come chiesa di Santa Maria di Merino.

Tra questi due luoghi è evidente un connubio ed una continuità. L’uno è il luogo dove la Madonna attende i suoi figli per tutto l’anno. L’altro invece è il luogo dove Maria, pur non essendo sempre presente nel simulacro fisico che noi veneriamo, è il luogo dove si lascia meglio amare e dove soprattutto ognuno va alla ricerca del silenzio spirituale,della propria storia e della viva e fedele tradizione. Per questo  i due luoghi sono rappresentati cosi’ vicini quasi a toccarsi, nonostante i sette chilometri di lontananza che li dividono.