Personalmente non conosco ancora bene le città della nostra diocesi, ma sento di doverle amare perché le vedo vive e animate da un alto senso di attaccamento alle sane tradizioni e ai valori della nostra terra. Possa la Pasqua trovare ulteriori motivazioni di impegno e animazione sociale ispirate al Vangelo, il quale sempre ci chiede di vivere la solidarietà, la condivisione, l’ospitalità reciproca, prestando particolare cura e attenzione ai più poveri e agli ultimi: Gesù ha il volto dei poveri ed ha scelto l’ultimo posto.
Nel messaggio pasquale del nostro Arcivescovo Padre Franco, ci identifichiamo con l’ attaccamento alla nostra terra e alle nostre tradizioni che la primavera già riporta alle nostre attenzioni.
E’ Pasqua ed è anche San Giorgio.
Auguri a chi ci segue attentamente, auguri a chi vive quotidianamente le nostre realtà con i tanti problemi e le tante soddisfazioni. Auguri infine per chi spende tante energie per il buon esito delle nostre feste cittadine, riportate dal calore e dalla bellezza di una natura in festa di colori.
Come e chi poteva celebrare la novena in onore di Santa Maria di Merino, probabilmente non lo sapremo mai. Sappiamo per certo che nel secolo scorso questo privilegio apparteneva soprattutto all'Arciprete (titolo per lo più oggi in disuso e sostituito con il titolo ecclesiastico di Parroco della chiesa Madre.).Per tutta la prima metà del secolo scorso la figura più importante per la chiesa viestana è stata Mons. Luigi Ruggieri, arciprete della parrocchia della Cattedrale ( ricordiamo che Vieste è stata Diocesi a parte fino agli inizi del 1980, anche se retta dal Vescovo di Manfredonia) .Monsignor Ruggieri fu una figura imponente per preparazione culturale e formazione ascetica.Proprio per la sua elevata cultura ha ricoperto anche cariche di prestigio in campo civile. Egli ha guidato la chiesa viestana con la competenza del maestro e del pastore. Era bonario e allo stesso tempo un po’ burbero. Ma il suo carattere severo fu utile per potersi guadagnare la stima di tutto il popolo viestano che lo temeva e lo amava allo stesso modo. Nacque a Vieste il 30 novembre 1879 e mori il 3 marzo 1963, vivendo il periodo drammatico della storia del mondo e dell’Italia con le due grandi guerre mondiali. Proprio per la sua attenta presenza, il popolo ha vissuto in relativa tranquillità con il conforto della fede che egli deponeva sempre ai piedi della Madonna di Merino.Amava spesso fermarsi nella pubblica via di Corso Lorenzo Fazzini, dove gli era più facile incontrare la gente che da lui sentiva il bisogno di ascoltare una buona parola. A monsignor Ruggieri successe don Domenico Desimio, altra grande figura sacerdotale. Nato a Vieste il 30 marzo 1911, è morto l’8 agosto 1994. Don Domenico fu arcidiacono del Capitolo e Vicario Generale. Scherzoso e severo nello tesso tempo. Una voce forte per la quale non c'era bisogno di nessun microfono per farsi sentire dai fedeli che partecipavano alla novena di Santa Maria. Con Don Domenico non possiamo non ricordare anche Don Marco della Malva. Nato il 3 maggio 1927 e ordinato sacerdote il 15 agosto 1950.Non fu mai Parroco,nè ebbe particolari incarichi da svolgersi nella Cattedrale, se non occasioni forse rare di celebrare la novena. Dedicò gran parte della sua vita alla ricerca. Fu storico locale apprezzato. Ha svolto molti compiti ministeriali nel paese. Morì il 29 gennaio 1992. Sacerdote di elevata cultura, ricercatore e scrittore del nostro territorio ( di lui si ricordano almeno tre libri diffusi nel territorio viestano e fuori, )
Don Mario dell’Erba,fu arciprete e parroco della Cattedrale per lungo tempo, nacque a Vieste il 15 settembre 1919, e morì improvvisamente tra la notte del 30 e il’1 maggio 1977. Il 30 aprile era in Cattedrale per deporre la Madonna al trono. Figura straordinaria e indimenticabile per dottrina e per le sue omelie. Ha infuso la grande devozione alla Madonna di Merino, di cui si firmava schiavo e che salutava con la sigla ARM = Ave Regina Marinense. Fautore principale del primo restauro della cattedrale, avvenuto negli anni 70-80, che ha dato una successiva ed importante svolta al nostro Tempio, forse dimenticato ed a rischio di crollo, per poi essere elevato a dignità di Basilica minore per interessamento del compianto monsignor Valentino Vailati nostro arcivescovo. Molti altri sacerdotI hanno operato a Vieste in quel periodo e non possiamo certamente dimenticare Mons Francesco Jannoli, tutt'ora vivente, che per la festa di Santa Maria spendeva il suo coraggio e la sua timidezza insieme.Mai un attimo di distacco con la gente ma solo sorrisi e battute spiritose. Vieste ha goduto sempre di tante vocazioni diocesane e religiose. Ci auguriamo che dopo un lungo periodo di flessione le vocazioni viestane tornino a crescere e a dare esempi di tanta bontà e rettitudine.
Nella rassegna mariana del Divino Amore sarebbe presente anche la nostra Santa Maria di Merino
A pochi chilometri da Roma, la “caput mundi” si erge l’antico e il più moderno santuario della Madonna del Divino Amore. La storia del Santuario non è legata ad una apparizione della Madonna, ma ad una antica immagine della Vergine in trono con in braccio Gesù Bambino, sovrastati entrambi dalla colomba, simbolo dello Spirito Santo (di qui il titolo di Madonna del Divino Amore). Tra i tanti luoghi romani dedicati alla Madonna, questo è sicuramente il luogo di fede e di devozione al quale la città di Roma e dintorni si sente più legata. All'interno del nuovo santuario da alcune decine di anni fa è stata allestita una Rassegna Mariana, dove sono raccolte più di mille immagini della Vergine Maria provenienti dai santuari mariani più importanti d'Italia e di ogni altra parte del mondo. Con immenso piacere ci è stato comunicato da un nostro lettore che, capitato in questo luogo per un pellegrinaggio, ha notato che qui è raccolta anche la devozione verso la Vergine Santa Maria di Merino, di cui è esposta una immagine.Purtroppo non ci è stata fornita nessuna fotografia che avremmo volentieri pubblicata. Ci dobbiamo accontentare di una foto riprodotta dal sito del santuario che indica in effetti la presenza delle "Madonne" venerate in Puglia e quindi non abbiamo dubbi che ci sia appunto anche Santa Maria di Merino.
Questa, non sappiamo da chi sia stata fornita o chi l’abbia richiesta, è arrivata alcuni anni fa come un "pellegrinaggio", verso la città eterna, per essere accolta e collocata nel Santuario romano, per essere conosciuta, pregata e amata da chiunque oltrepasserà la soglia di tale luogo colmo di amore spirituale.
Si è conclusa la prima fase della raccolta di fondi per la festa di Santa Maria. Sono infatti terminate le visite “porta a porta” ( per il momento non abbiamo in programma un “ripasso” per chi non era in casa, anche se sono in molti ad avercelo suggerito). Tanti hanno spalancato la propria porta, regalandoci un sorriso ed un grazie che ci ha ristorato dalla stanchezza e anche dal sudore. Altri ( per fortuna pochi) ci hanno “semplicemente “chiuso la porta in faccia. Altri ancora non hanno inteso elargire nulla motivandone la mancanza di soldi o di lavoro. Nessuno scoraggiamento per noi,perchè crediamo in quello che facciamo e crediamo nelle nostre tradizioni e nella nostra storia. Soprattutto crediamo nella protezione di Santa Maria di Merino, che certamente vorrebbe ben altro dai suoi figli, ma ugualmente accetta il sacrificio nostro che giriamo tra le case e vostro che vi private di qualche necessità per fare festa a Maria.
A breve inizieremo la seconda fase, ovvero la raccolta di fondi negli esercizi commerciali, mentre nelle ore pomeridiane la porta della nostra sede rimarrà aperta per dare la possibilità, a chi lo vorrà, di portare direttamente il proprio contributo. Ci auguriamo di trovare il cuore aperto, come è sempre stato e come si addice al viestano buono di cuore e generoso. Desideriamo che la festa più bella di Vieste si distingua sempre di più. Capiamo che i tempi sono ancora ristretti, ma un piccolo sacrificio non è una cosa impossibile, basta sacrificare qualcosa di inutile o di superfluo. IN fondo noi lo chiediamo solo una volta all’anno.
Nel tempo in cui era forte la poverta’ e vi era "ignoranza genuina", si sentiva forte l’attaccamento alla festa della Madonna di Merino che, se da una parte era forse l’unica occasione dell’anno per poter uscire dalle proprie case e dai propri affanni, si riponeva nella piccola statua mariana tutte le sorti di una popolazione, quella di Vieste, che viveva ogni giorno come se fosse l’ultimo senza sapere con certezza se, al calar della sera ,sarebbe ritornato nella propria casa. Ma la Madonna andava onorata come meglio si poteva fare. Questo era sufficiente per mettere da parte ogni incertezza.
Ce lo racconta meglio in un messaggio che il Presidente della "commissione" di Santa Maria di fine ottocento, il compianto Ignazio Casiero, inviò a suo tempo all' Onorevole Consiglio Comunale di Vieste.
Ogni cittadino di qualunque classe sociale sente il dovere morale di contribuire nella ricorrenza della Festa della nostra Protettrice S. Maria di Merino alle maggiori onoranze che a Lei si vogliono tributare. Il Comune che rappresenta gli interessi civili e morali della cittadinanza e che, a pari delle altre, è una persona per eccellenza, è tenuto ad offrire un Obolo degno dell'Amministrazione per concorrere al maggior lusso di una Festa oramai necessaria ed indispensabile, la quale è di lustro ai cittadini stessi e forestieri. Laonde, al solito degli altri anni, l'Onorevole Consiglio, compendiato della grandiosità della Festa e della critica condizione del popolo, certamente vorrà stabilire per la Festività della Protettrice una congrua e dignitosa contribuzione.
La Commissione della Festa fida nella magnanimità e prudenza dei componenti il consesso Municipale per l'accoglimento della presente domanda e per la determinazione di una cifra atta ad onorare la Festività, e da manifestarsi merce divisione di pane e moneta ai poveri che in tale ricorrenza hanno pure il diritto di ristorarsi.>>>>>
Vieste li 10 aprile 1899
Il Presidente Ignazio Casieri