La festa di Santa Maria, che puntualmente il Comitato organizza dalla notte dei tempi, è fatta per i vivi ed è fatta di gioia e per la gioia. Tuttavia nella ricorrenza dei fedeli defunti, e nel trascorrere il mese dedicato ai defunti, non possiamo non ricordarci, attraverso le nostre preghiere, degli amici del Comitato e dei benefattori, che hanno dato il proprio contributo, prima di noi o insieme a noi. Per tanti anni essi hanno lavorato a beneficio della festa più importante della nostra città di Vieste. Vogliamo ricordarci allora delle nostre "colonne" sostenute dalla energia e organizzazione instancabile di Giulio Argentieri, di Mario Rosiello, del Dottor Luigi Spadea e del dottor Andrea Medina figlio del nostro Presidente Onorario Dottor Michelangelo, persone integerrime scomparse a poca distanza di tempo uno dall'altro. Ma un ricordo partiolare va anche a chi in un certo modo ha rifondato il nostro comitato negli anni successivi al dopoguerra come l’indimenticabile Ingegner Diana, del comandante dei VV.UU. Francesco Mascia, di Girolamo Troiano e del simpatico Pasquale Pecorelli. Una preghiera particolare va per il Colonnello Cimaglia, che nessuno di noi ha conosciuto perchè deceduto ormai da lunghi decenni. Ma l'averci donato il locale che ci ospita, ci permette di poter organizzare la nostra festa sempre nel migliore dei modi, e con il privilegio di avere la nostra sede proprio nel luogo dove principalmente viene svolta la festa di Santa Maria.
In attesa che venga donato alla nostra arcidiocesi un nuovo Pastore, dopo la perdita del Vescovo Monsignor Michele Castoro, vogliamo offrire ai nostri lettori alcuni spunti che chiariscano,in modo semplice, come viene nominato il nuovo Vescovo quando, per qualsiasi motivo, la Diocesi rimane vacante
Generalmente le Diocesi grandi e importanti, come è la nostra, vengono affidate a Vescovi che abbiano già esperienza nella reggenza diocesana. Per loro il possesso canonico avviene dopo circa due mesi dalla accettazione della nomina. Il Papa tuttavia può decidere anche di affidare ad un vescovo di prima nomina la reggenza di una diocesi importante.In tal caso dalla nomina alla presa di possesso passano circa tre mesi. Ovviamente ciò accade se la persona proposta è ritenuta particolarmente capace.
I Vescovi sono successori degli Apostoli,e mediante lo Spirito Santo, vengono costituiti Pastori nella Chiesa locale. Con la consacrazione episcopale ricevono il compito di santificare, di insegnare e governare, nella comunione gerarchica col Capo della Chiesa Universale.
Il Sommo Pontefice nomina liberamente i Vescovi, oppure si affida e conferma quelli che sono stati legittimamente eletti dalle Conferenze Episcopali, mediante una consultazione comune e segreta, attraverso un elenco di sacerdoti diocesani o anche membri di istituti di vita consacrata, che risultino particolarmente idonei all'episcopato. Oppure ciascun Vescovo diocesano può presentare separatamente alla Sede Apostolica i nomi dei presbiteri che giudica degni e idonei alla funzione episcopale. Ogni volta che deve essere nominato un Vescovo diocesano, si propone la cosiddetta terna alla Sede Apostolica. Sarà compito del Legato Pontificio ricercare singolarmente e comunicare alla stessa Sede Apostolica, i suggerimenti ricevuti dal vescovo locale al quale appartiene la diocesi. Il Legato pontificio inoltre ascolta alcuni del collegio dei consultori e del capitolo cattedrale e, se lo ritiene opportuno, richiede anche singolarmente e in segreto il parere di altri, del clero diocesano e religioso, come pure di laici distinti per saggezza.
E' ritenuto idoneo un candidato all'episcopato quando
1) è eminente per fede salda, buoni costumi, pietà, zelo per le anime, saggezza, prudenza e virtù umane, ed è dotato di tutte le altre qualità che lo rendono adatto a compiere l'ufficio in questione;
2) gode di buona reputazione;
3) abbia almeno trentacinque anni di età;
4) sia presbitero almeno da cinque anni;
5) abbia conseguito la laurea dottorale o almeno la licenza in sacra Scrittura, teologia o diritto canonico in un istituto di studi superiori approvato dalla Sede Apostolica, oppure sia veramente esperto in tali discipline.
Il giudizio definitivo sull'idoneità del candidato spetta alla Sede Apostolica. Chi è promosso all'Episcopato deve ricevere la consacrazione episcopale entro tre mesi dalla ricezione della lettera apostolica, e comunque prima che prenda possesso del suo ufficio.
Colui che è stato promosso emette la professione di fede e presta giuramento di fedeltà alla Sede Apostolica, secondo la formula approvata dalla stessa Sede Apostolica.
Qualsiasi Vescovo della Chiesa puo’ essere destinato in qualsiasi Diocesi del Mondo. Ma, per poter capire meglio ed accettare le consuetudini e gli usi locali, vengono preferiti Vescovi che non provengano da realtà geografiche troppo distanti dalla Diocesi di destinazione.
Dopo il ferragosto, come i lettori ricorderanno, siamo stati contattati, attraverso il nostro sito, dal Responsabile della Commissione di Maria Santissima Addolorata di San Giovanni La Punta, in provincia di Catania. Ci venivano richieste alcune immaginette della nostra protettrice Santa Maria di Merino, perché uno dei tanti compiti previsti dalla loro missione è quello di pregare per gli ammalati e con i malati, diffondendo la devozione verso la Madonna. La loro delicatezza verso il simulacro di Santa Maria di Merino, di cui sono venuti a conoscenza attraverso una loro associata in vacanza a Vieste, ci ha commosso e spronati. Ma altrettanto ben volentieri abbiamo ricevuto successivamente, e diffuso, l’immaginetta artistica del simulacro della Madonna Addolorata, che viene venerata nella loro chiesa Madre. La proponiamo ai nostri lettori, insieme alla nostra immaginetta, perché traggano benevolenza spirituale ai piedi della Madre Celeste, unendosi agli ammalati di tutta la nostra Nazione, e in particolar modo della terra siciliana. Da questo sito vogliamo salutare gli amici della Sicilia, augurandoci un giorno di poterci fisicamente incontrare, e rivolgendo un particolare pensiero al dramma del terremoto, fortunatamente senza conseguenze fisiche particolari, che la loro terra ha vissuto recentemente.
Il calendario delle feste patronali, soprattutto nel meridione,si intensifica nel periodo che va dall’inizio della primavera all’autunno. Si prediligono infatti i periodi in cui c’è molta luce e fa caldo in quanto gli eventi climatici influiscono molto sul buon andamento della festa patronale, Queste infatti si svolgono soprattutto lungo le vie del paese. Ma il collocamento di queste feste trova la propria origine come momento di aggregazione per ringraziare Dio, o il Santo protettore, per un particolare favore ottenuto o per intercedere il proprio Santo in occasione di particolari momenti dell’anno, come può essere la raccolta del grano o di altri prodotti della terra,Le feste patronali sono sempre capaci di richiamare a sè l’attenzione di religiosi e semplici curiosi. Per l’organizzazione delle feste esistono norme e punti di riferimento validi, dettati soprattutto dalla Diocesi di appartenenza.
La festa in sé deve ispirarsi ai valori dell’autenticità e dell’essenzialità, lasciando ai sacerdoti il compito di educare al senso religioso.È impensabile che, nell’organizzazione di tali feste, vi siano manifestazioni che non abbiano nulla in comune con lo spirito evangelico.
Le critiche “esteriori” immancabili, sembra strano, hanno radici forti nella tradizione di una festa specialmente nel recente periodo di crisi economica. Ma le ristrettezze quasi sempre impongono di non eccedere nello spreco. E' auspicabile che le parrocchie, i comitati festa e le singole amministrazioni si riuniscano per fare il punto sull’aspetto economico, e per far si che la festa sia veicolo di temi religiosi e non solo spettacolari.
Le feste patronali hanno un altissimo valore simbolico, poiché si collegano ad antichi riti propiziatori e di purificazione legati indissolubilmente ad antiche cerimonie pagane. Nei primi anni del cristianesimo, infatti, la Chiesa ha disposto le proprie feste nelle date di quelle pagane rendendo possibile, da parte del popolo contadino, l’accettazione della nuova religione. Non è un caso, quindi, che molto spesso le feste patronali si svolgano nei periodi a ridosso di importanti avvenimenti legati soprattutto all’agricoltura, come la semina dei campi, la raccolta o la vendemmia.(fonte internet).
La nostra sede è nella piazza Vittorio Emanuele II, più comunemente conosciuta come "piazza del fosso". Prima di parlare di questa piazza, ci racconta il maestro Matteo Siena, è necessario premettere che quando la città era cinta dalle mura, si poteva accedere all’abitato da varie porte e le più importanti erano quelle denominate Porta di Basso e Porta di Sopra, entrambi sotto la vigile difesa del Castello.
La Porta di Basso, detta anche del Mare, poi dedicata a S. Michele dopo il miracoloso scampato pericolo della peste del 1657, era rivolta verso il Castello ed era munita da due torri, quella di sinistra, a base quadrata , non più esistente, perché ha fatto posto all’attuale palazzo Martucci, invece quella di destra, a base circolare, benché abbia subito diversi interventi, conserva ancora la sua struttura cilindrica originaria ed è adibita attualmente ad esercizio alimentare. Vi si accedeva ad una piazza, popolarmente nota come il Fosso, dalle strade extra moenia provenienti dall’attuale corso L. Fazzini e dalla Strada della Marina, ora viale Marinai d’Italia.
Il Fosso è una piazza quadrangolare di modesta area e rappresenta ancora il punto nevralgico del paese. Qui si ritrovano da sempre i cittadini per discutere dei propri affari, per cercare lavoro, per concludere contratti, per intervenire alle sagre paesane, alle feste religiose...
Nel 1881, il consiglio comunale, su proposta dalla Prefettura di Foggia, la dedicò a Vittorio Emanuele II, primo re dell’Italia unita.
Il nome di piazza del fosso ha origini antichissime. Si suppone che in questo quieto angolo doveva esserci un arsenale, e che la cinta muraria, proveniente da S. Francesco, doveva proseguire in rettilineo fino alla porta di Basso. La successiva curvatura delle mura avvenne in tempi posteriori e il fossato venne riempito con materiale di riporto.
Questa colmata doveva essere di almeno 4 metri, poiché portò il piano della piazza ad un’altezza soddisfacente per accedere agevolmente alle vie del centro storico. Queste ipotesi vengono avvalorate al 1818, quando si verificò nella piazza una voragine
Nello stesso periodo si verificò anche lo smottamento del terrapieno, poco distante dal Fosso, adiacente al muro di cinta della città, nell’attuale via Pola.
Attualmente, seppure la piazza dovrebbe essere il salotto di Vieste, è tenuto in condizioni che non sono affatto conformi ad una città che gode in pieno del flusso turistico, e che proprio in questa zona si manifesta in pieno nello strabiliante movimento estivo. Una pavimentazione, quella attuale, fatta di asfalto che ha sostituito negli anni 60 il più confacente ed elegante basolato in pietra locale. Ci auguriamo che l’attuale amministrazione comunale voglia prendere a cuore la situazione di questa piazza ridonandole l’antico splendore di una piazza dedita alla bellezza della nostra città. La nostra sede , dedicata al Colonnello Cimaglia, che nel secolo scorso volle fare dono alla città, e al nostro Comitato ,di un piccolo locale dove possiamo riunirci per organizzare le feste della nostra Protettrice, potrà in questo modo contribuire alla sua bellezza, con la semplicità e la permanenza di una tradizione antica ma sempre attuale.