Napoleone attuò nel campo dei beni culturali una politica di spoliazione delle nazioni vinte, appropriandosi di opere d'arte dai luoghi di culto, dalle corti e dalle collezioni private delle famiglie nobili che trasferiva in immediatamente nel palazzo del Louvre di Parigi, dove nel 1775 era stato allestito il museo dei monumenti francesi.
La collezione del museo fu inizialmente costituita da reperti tratti dalle collezioni borboniche e dalle famiglie nobili francesi, oltre che da fondi ecclesiastici.
Con la successiva Campagna d'Italia, del 1776, portò in Francia altri 110 capolavori grazie all'armistizio di Cherasco. Stessa sorte subirono, con il trattato di Tolentino (22 gennaio 1797), numerose opere d'arte dello Stato Pontificio. La politica di trasferimento in Francia dei beni dei territori italiani occupati, rispondeva a un preciso ordine del direttorio. Ovvero, il museo nazionale francese avrebbe dovuto arricchirsi di tutti i più celebri monumenti artistici a costo di devastazione vandaliche da propinarsi anche su tutto il territorio,Fortunatamente l'incompetenza dei commissari francesi incaricati delle requisizioni fece sì che alcuni capolavori rimanessero in loco, come fu per la Sacra conversazione di Piero della Francesca,perché ritenuta di scarsa importanza, Probabilmente il simulacro di Santa Maria di Merino deve essere tra le opere sacre artistiche che a quell’epoca non venne ritenuta importante, forse perché custodita in una diocesi piccola e poco conosciuta a livello nazionale.
Della presenza di un sigillo Napoleonico, impresso sulla vetusta statua probabilmente pochi conoscevano già la presenza. Lo stesso venne meglio alla luce, ed annunciato, quando il simulacro della Vergine Maria di Merino lasciò Cattedrale di Vieste per raggiungere i laboratori di restauro della Sovrintendenza di Bari ,in modo da poter avviare un intervento di tipo conservativo, e farvi rientro prima dei festeggiamenti in suo onore a maggio 2009.
La statua, oggi è ricca di nuova luce avendo riacquistato i suoi colori originari, Ma sulla stessa è stato rinvenuto un sigillo napoleonico.
Apporre il proprio “marchio”, sulle opere d’arte in particolar modo, aveva un solo significato: i suoi “esperti” avevano messo gli occhi sull’opera e col sigillo attestavano il diritto di proprietà su di essa. Nel contempo vigeva il “dovere” degli addetti a portarla via, di sicuro insieme a tante altre destinate a prendere la strada per Parigi.
Sarà stato un caso perché la statua non sia stata più rimossa da Vieste per essere trasportata a Parigi? Sarà stato che davvero la statua sia stata ritenuta allora di poca importanza? Oppure sarà stato un segno particolare di benevolenza della Madonna verso Vieste già sottoposta a frequenti assalti e distruzioni ad opera dei turchi? Non lo sapremo mai con la verità dei fatti. Di certo possiamo venerare la nostra statua ogni voltà che ci rechiamo nella cattedrale viestana. Il nostro viaggio verso la Francia sa già di devozione mariana verso il piccolo centro di Lourdes, dove i miracoli si compiono ogni giorno con gli occhi della fede , ma dove la devozione mariana ha una storia tutta diversa dalla nostra.
CURIOSITA' CHE IN PARTE "COMPLETANO" LA STORIA DELLA FESTA DI SANTA MARIA .
Il Concilio di Trento, pur non accennando esplicitamente agli archivi, crea le condizioni per la produzione di nuova documentazione che richiede di necessità la creazione di un Archivio vescovile.
Nel corso del tempo la sensibilità di alcuni vescovi , come Mons. Gagliardi nel riordinare l’Archivio, produce un sommario elenco di consistenza; Mons. Vailati “riassetta il materiale” archivistico secondo un “riordinamento più materiale che sistematico” – altri hanno prodotto timidi tentativi di riordino documentario, che testimoniano, oggi, anche barbare spoliazioni .
Delle vicende dell’archivio storico diocesano di Vieste “Gregorio XIII” le carte raccontano ben poco, anche perché, come per quello di Manfredonia, ma in tempi diversi, questo complesso conobbe il saccheggio turco e fu testimone silenzioso della decimazione della popolazione viestana nell’anno 1554. Esso è conservato nei locali dell’Episcopio dove è sita anche la Biblioteca.
Recentissima è l’operazione di riordino e di inventariazione dell’intero Archivio storico diocesano di Manfredonia e di Vieste, iniziata e portata a termine, nell’arco di un anno (settembre 2012- settembre 2013), che ha ridato il giusto volto alla raccolta dei documenti di queste due sedi vescovili. L’iniziativa è stata voluta, seguita, sostenuta da Mons. Michele Castoro e, per la sezione di Vieste, dal rev.do Capitolo della Concattedrale .
L’archivio storico diocesano,risulta geograficamente costituito da due sezioni: l’Archivio storico di Manfredonia, che ospita anche l’archivio capitolare sipontino e quello delle confraternite sipontine, e l’archivio storico di Vieste.
Archivio storico diocesano sezione di Vieste
a. Archivio storico diocesano, con i seguenti fondi:
– Fondo Curia vescovile (1578-2009) con le serie archivistiche: “Diplomatico”, “Protocolli della corrispondenza”, “Visite ad Limina”, “Visite pastorali”, “Sinodi diocesane”, “Bolle-decreti-editti-circolari”, “Tribunale ecclesiastico”, “Acta beneficialia”, “Acta matrimonialia”, “Sacre Ordinazioni”, “Acta civilia”, “Acta criminalia”,“Acta excommunicationis”, “Stati delle anime”, “Confraternite”, “Amministrazione e contabilità”, “Corrispondenza ed atti”, “Notizie storiche e fotografie”, “Libri liturgici”, “Varie”.
– Fondo Mensa arcivescovile (1852-1962) comprendente tre unità archivistiche:“Ruolo esecutorio”, “Amministrazione”, “Mensa Arcivescovile”.
b. Archivio capitolare
– Fondo Capitolo della Cattedrale (1506-1992), articolato nelle serie: “Statuti e costituzioni”, “Conclusioni capitolari”, “Platee”, “Divisioni”, “Puntature corali”, “Censi e canoni”, “Rendite”, “Legati”, “Registri delle Messe celebrate”, “Amministrazione capitolare”, “Iscrizioni ipotecarie”, “Canonicati”, “Liti”, “Corrispondenza”.
c. Archivi confraternali:
– Fondo Arciconfraternita di S. Pietro d’Alcantara (1715-1992) diviso nelle serie “Statuti e regolamenti”, “Deliberazioni”, “Elenchi dei confratelli”, “Amministrazione
e contabilità”, “Bilanci di previsione”, “Rendiconti finanziari”, “Mandati di pagamento”, “Corrispondenza”, Atti diversi”.
– Fondo dell’Immacolata Concezione o del Suffragio dei Morti o del Purgatorio (1734-1953) con le seguenti unità archivistiche: “Statuti e regolamenti”, “Deliberazioni”,
“Contabilità e corrispondenza”.
– Fondo Confraternita del SS. Sacramento (1753-1959) nelle unità archivistiche “Statuti e regolamenti”, “Libri dei confratelli”, “Contabilità e corrispondenza”
– Fondo Confraternita di S. Giorgio (1908-1963), con quattro unità archivistiche: “Regolamento”, “Verbali”, “Registro dei confratelli”, “Rendiconti”.
La nostra Arcidiocesi, possiede un indispensabile strumento che permette di conoscere e fruire di un prezioso patrimonio documentario storico-religioso-istituzionale, così come è stato nel tempo consegnato nelle “carte”: parte del nostro passato ci sarà più familiare.
Il Responsabile dell’Archivio storico diocesano attualmente è il Prof. Antonio TOMAIUOLI.
(Le notizie sono state attinte dal sito Web dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-SanGiovanni Rotondo)
La processione di Santa Maria, come tutti
conosciamo, inizia il mattino del 9 maggio,
per terminare a notte fonda, dopo essersi
snodata in più riprese lungo il cammino a
piedi dal centro urbano di Vieste verso il
santuario mariano di Merino, a sette
chilometri, con gran parte del tragitto sulla
spiaggia assolata e già piena di bagnanti.
Ma ci sono alcuni paesi della nostra Italia
che, in qualche modo, riflettono le loro
antiche usanze che somigliano vagamente
alla nostra. Recentemente i media ci hanno proposto la processione della Madonna
nera,protettrice del centro montano di Viggiano, nella provincia di Potenza, la cui
processione, seppur in un contesto naturalistico diverso,crea delle analogie con la
processione di Santa Maria di Merino.
In un giorno caldo di maggio, la pregiata
statua, chiusa in un baldacchino di oro
zecchino, si avvia trasportata a piedi e
a spalla dei pellegrini, verso Il suo
santuario posto a dodici chilometri, nel
luogo dove la leggenda vuole sia avvenuto
il ritrovamento del simulacrodella
Madonna. La leggenda narra che l'immagine sacra fosse venerata sin dagli albori del Cristianesimo nell'antica città di Grumentum.
Alla sua distruzione ad opera dei Saraceni, la statua sarebbe stata nascosta in una
buca perpreservarla dalle incursioni e ritrovata successivamente grazie
all'apparizione di misteriosi fuochi. Il simulacro dunque venne traslato da una forza
invisibile presso la Chiesa Madre di Viggiano. Ma nella prima successiva domenica
di maggio la Madonna si sollevò e tornò in cima al Monte, a significare la sua volontà
di rimanere per una parte dell'anno nel paese e per alcuni mesi sul Sacro Monte. La
statua,traslata con una lunga processione a piedi, torna in paese la prima domenica di
settembre, in tarda serata, sommersa dalle luci delle candele.
I SOCIAL, SE BENE UTILIZZATI, CREANO RAPPORTI DI AMICIZIA.
E’ accaduto al nostro Comitato al quale, attraverso il sito web, la Commissione di Maria Addolorata ha chiesto di poter pregare con l’immagine di Santa Maria di Merino tra le mani. Tale Commissione è attiva per tutto l’anno, ma lo è soprattutto nel mese di settembre quando, in occasione della festa del giorno 15, tutto il popolo di San Giovanni la Punta, in provincia di Catania, si riunisce intorno alla Madonna Addolorata.
Abbiamo avuto il piacere di essere contattati, tramite il nostro sito, dal responsabile, il Signor Antonino Nunzio Caruso, che ci ha chiesto di poter ricevere alcune immaginette di Santa Maria di Merino, al fine di poterle diffondere agli ammalati della propria comunità.
“La nostra Commissione-Associazione Mariana, ci ha detto Antonino Caruso, tra le tante cose cura e diffonde la devozione alla Madonna, in primis "Maria sotto la Croce",compresa la visita, aiuto materiale e conforto di alcuni malati che ci vengono segnalati dalla Parrocchia, o dai diversi altri gruppi che operano nel territorio.
Mensilmente, ha evidenziato ancora Caruso, ci riuniamo per la preghiera comune nella nostra Cappella della Madonna Addolorata presso la nostra sede, dove è custodito il venerato simulacro, la cui festa cade il 15 settembre di ogni anno”
Particolarmente sentita durante la festa della Madonna Addolorata, è la processione serale, detta "Via Matris", con l'allestimento, nel tragitto, di altarini con quadri che raffigurano i sette dolori di Maria.
Una loro associata – ci ha informato il Signor Caruso - è stata in vacanza a Vieste. Casualmente le è capitata tra le mani una immagine di Santa Maria di Merino. Colpita dallo sguardo amorevole della Vergine, ha pensato di farne partecipi anche gli ammalati della propria comunità. Una successiva ricerca su internet ha permesso di poterci contattare ed ottenere quanto richiesto.
Ma anche noi vogliamo ovviamente essere vicini alla Madonna dell’Addolorata, in occasione degli imminenti festeggiamenti del 15 settembre. Soprattutto vogliamo ringraziare e salutare gli amici di San Giovanni La Punta per averci onorato della loro sensibilità e auguriamo ogni bene per tutti gli ammalati dello splendido territorio della terra siciliana.
Lo storico giornalista Osvaldo Bevilacqua e il cameraman nostro concittadino Michele Di Maso avevano promesso che la puntata del programma “Sereno variabile”, andata in onda nell’ultima domenica di agosto e dedicata interamente a Vieste, sarebbe stata una puntata bella e ricca di sorprese. E cosi è stato.
Con sagacia e professionalità è stata messa in evidenza la bellezza della nostra costa e delle nostre tradizioni artistiche, storiche e culinarie forse come mai ci era capitato di vedere. E se non ci ha fatto troppa meraviglia rivedere "la meraviglia" del Pizzomunno, ormai reso ancora più celebre grazie a Max Gazze’, ci hanno colpito e commosso le immagini della nostra festa patronale di Santa Maria di Merino, forse per la prima volta trasmesse in un "contenitore" importante della televisione più importante dell’Italia.
Don Gioacchino Strizzi ha decantato in modo semplice ed entusiastico l’importanza in Puglia della nostra cattedrale e della nostra processione di Santa Maria per convincere coloro, che non la conoscono, ad essere presenti alla festa che commuove l'intera provincia di Foggia.
La nostra statua, di cui non si conoscono perfettamente le origini, è sicuramente l’immagine più preziosa della nostra cattedrale, ha detto Don Gioacchino, insieme alle tante e preziose opere d’arte che sono custodite nel tempio della cristianità viestana, come è la pala del Rosario del Manchelli. Una processione tanto sentita e partecipata dalla nostra popolazione, come si è potuto rilevare dalle immagini riferite alla processione del mattino, della sera e della fiaccolata di rientro dalla chiesetta rupestre di San Lorenzo. Una statua della Madonna, che nella solennità di una festa attesa da un anno all’altro, sembra ricercare ogni volta il trionfo di fede e di devozione, tra la gente continuamente assiepata lungo il suo particolare e lungo cammino.
Un grazie particolare da parte del Comitato va ai redattori del programma di raidue, che in poco più di trenta minuti, hanno saputo parlare elegantemente della nostra città di Vieste e che elegantemente hanno puntato i propri riflettori su una festa che si perde nella notte dei tempi.