I colori dei vestiti,nell’iconografia religiosa, hanno sempre un valore simbolico. Ma dobbiamo tener conto che in alcuni casi l’estro degli artisti ha generato immagini i cui colori sono diversi dai criteri accettati dalla tradizione. Infatti la scelta dei colori varia anche in base al periodo storico e alla tradizione culturale ,storica e religiosa del luogo.
Generalmente la Madonna viene rappresentata attraverso vestiti di colore blu il manto, e rosso l’abito.
Forse in origine la nostra statua di Santa Maria di Merino doveva avere gli stessi colori. Oggi la vediamo nel colore principale che è l’oro. Dunque la nostra Vergine è stata indorata nel tempo e i recenti lavori di restauro hanno voluto mettere in risalto ancora di più questo colore, rendendola apprezzata dal visitatore, dal fedele e dal critico: Le luci posizionate nella sua cappella addirittura la rendono sorprendentemente vistosa, dando quasi l’impressione di trovarsi non davanti a una statua di legno , ma di bronzo appena cesellato.
Il manto della Madonna di merino venne indorato probabilmente perché l’oro rappresentava il riconoscimento della sua sovranità e non solo una forma pagana del tempo. La donazione di ori era, e lo è ancora oggi, anche un modo per sciogliere un voto che si era fatto per la richiesta di particolari grazie o per chiedere di esser preservati dalle calamità naturali o dalle malattie o dalle guerre o carestie. E fu probabilmente in tali occasioni che gli artisti hanno ritenuto opportuno dare un tocco di eleganza alla statua di Santa Maria di Merino, ricoprendola di un vestito che ricordasse il colore dell’oro per tutto l’anno, e non solamente in particolari occasioni dell’anno come è durante il novenario, Fino alla fine degli anni settanta la Madonna veniva letteralmente sommersa da monili di oro. Poi,al fine di poterla preservare contro i danni dovuti al peso e ai continui sfregamenti sul legno, la quantità di oro è stata ridotta per ridurla ancora di più dopo i recenti restauri. Maria nella sua cappella non è vestita di oro, ma la veste è indorata. Maria non è la divinità ma è la madre affidabile, rivestita contemporaneamente di quotidiano e di divinità alla quale noi affidiamo le nostre miserie ogni giorno.
Una festa ferragostana della Madonna Assunta vissuta in un modo che proprio non vorremmo mai raccontare. Se le nostre contrade erano piene di gente vacanziera, nei loro occhi si leggeva comunque un senso di smarrimento per quanto è accaduto ai nostri fratelli di Genova in un modo immane, che ha gettato nello sconforto e disperazione tante famiglie, e per è quanto accaduto sulle strade del Gargano per la perdita di tre giovani vite della vicina Torremaggiore.
In un pensiero concorde tutti hanno voluto raccomandare alla Madonna di Merino i nostri giovani e le afflizioni umane, mentre tornava nella sua cappella, per essere amata e venerata nel silenzio composto e devoto dei lunghi mesi che ci attendono già da ora, prima di rivederla ornata dei suoi ori e delle luci che la rivedranno come regina di Vieste nel mese di maggio del prossimo anno. Durante la piccola processione qualche lacrima in più la si poteva notare negli occhi della gente. Crediamo che tutti siano stanchi di dover archiviare, quasi in ripetuta frequenza, i tanti disastri che accadono all’umanità che si presenta smarrita. Ma tutto ciò e solo la conseguenza di una umanità che ha smarrito il senso del retto cammino.
Tante sciagure non accadrebbero se tutti diventassero più buoni e meno egoisti. Tante sciagure non accadrebbero se la saggezza venisse completata anche con la prudenza. Non tocca certamente a noi emettere dei giudizi, ma è evidente che l’uomo ha bisogno di ripercorrere strade abbandonate da troppo tempo.
L’estate procederà ancora perché non è certamente finita, ma il tempo trascorre velocemente e ci ritroveremo quanto prima a fare i conti con la nostra realtà e a tirare le somme. Ci auguriamo ovviamente che tutto possa essere positivo economicamente e spiritualmente. Il mare che circonda il nostro Gargano è la nostra ricchezza, ma nel mare facilmente ci si perde se non siamo guidati da un timoniere che sappia seguire la stella. La Madonna rimarrà sempre “Donna vestita di sole e stella del mare”.
Ciao Santa Maria di Merino, rimani accanto ai tuoi viestani. Chiusa nella tua nicchia fa che non ti dimentichino, Vieste ha bisogno di te.
La mano tesa e lo sguardo verso il cielo per raccomandare a Dio la sua Vieste.
Nella memoria che si perde nel tempo, con l’intronizzazione ferragostana della Madonna di Merino, è cominciata l’attesa della festa della “Madonn d mizz d’agust”. Cosi’ i Viestani una volta solevano chiamare questa festività. Una festa, quella di oggi, che nulla ha a che vedere con quella che si festeggiava anticamente quando, sotto un sole cocente, l’unica abbronzatura lecita per la maggior parte dei viestani era quella che si riceveva a schiena abbassata mentre si raccoglievano i frutti della terra. Oppure, nei tempi più moderni, a noi che eravamo bambini più abituati a frequentare le spiagge( ma non troppo), nella festa dell’Assunta in cielo era fortemente vietato andare al mare perché il giorno di ferragosto era “ punto di stella”, cioè pericoloso, ed era possibile annegare. In realtà i nostri genitori temevano che, stando troppo tempo a bivaccare sulla spiaggia, perdessimo l’occasione per andare a messa.
Oggi il ferragosto è diventato ennesima occasione di caos e frenesia. Ovvero divertirsi ad ogni costo, travolgendo facilmente le regole e subendo, o provocando, incidenti di varia natura, che alcune volte si sono manifestati purtroppo fatali. Altro che “ punto di stella”.
Ora che il nostro simulacro di Santa Maria di Merino è di nuovo al trono, è tornata la grande occasione per ritrovare la strada della umanità e della sensazione del benessere. L’estate torna ogni anno per il normale evolversi delle stagioni. Ma l’estate torna ogni anno anche per il riposo del corpo e dello spirito. Per questo, come lo ha fatto la Madonna ai piedi di una Croce imbrattata di sangue, è necessario riempirci della grazia di Cristo, emanata e rafforzata dal fascio luminoso, nel momento in cui ci è stato donato l’amore eterno della Madre del cielo: Maria è stata Assunta verso la sua gloria per poter meglio vivere accanto a noi.
Una cerimonia tutta particolare per far risorgere le necropoli di Merino, abbandonate al tempo e all’incuria. Nelle brevi parole proferite da Don Giorgio Trotta subito prima del rito della benedizione dei lavori di recupero delle necropoli, cosi fortemente legate alla storia dei viestani, si è voluto ringraziare gli Amministratori Comunali e i responsabili della Sovrintendenza ai beni storici e culturali della Puglia,presenti alla manifestazione, e che hanno dato la possibilità e le autorizzazioni previste per la fruibilità dell'area archeologica." Il vostro interessamento oggi si fa evidente, ha detto ancora Don Giorgio, ma sia il primo passo per recuperare anche l’intera area che spazia dalla necropoli agli scavi della antica villa romana di Merino, per finire al montoncello, zona periferica che fa sicuramente parte del grande patrimonio di tutta la zona“. Per questo, ha detto ancora don Giorgio rivolgendosi ad alcuni esponenti dell’Amministrazione Comunale e della Sovrintendenza ai beni artistici e culturali della provincia di Foggia, se a voi va il plauso per questa importante iniziativa tesa a salvaguardare il nostro patrimonio storico e culturale, va l’esortazione che il rispetto della città dei morti sia il preambolo perchè venga rispettata la città dei vivi, sicuramente ancora più importante, perché in quel luogo si edifica anche lo spirito oltre alla cultura“. Un evidente richiamo, quello di Don Giorgio, a voler valorizzare ancora di più il sito ecclesiastico del santuario.
Interessanti le parole di tutti gli altri convenuti alla manifestazione,tra i quali il ricordo verso il compianto Giuseppe Ruggieri (Gsepp la natur), che fu tra i primi, insieme all'"accertatore di tracce" Michele Circiello,ad aver spronato il recupero dell'area dopo decenni di totale abbandono, e le dolci note del violino da parte di un nostro concittadino musicista, che hanno aleggiato in sottofondo fra le grotte antiche,oscurate dal muschio, dalle muffe e dalle ombre tra la vegetazione particolare di quel luogo . Un evento che ha ribadito più volte la necessità e l’importanza di recuperare tutta la storia ancora visibile della nostra città, e di cui tanta altra parte è stata purtroppo ed irrimediabilmente già distrutta.
Non ancora è stato designato il nuovo Arcivescovo che reggerà le sorti della nostra Chiesa locale.Tuttavia siamo certi che questa assenza non durerà anora a lungo. Sentiamo fortemente la mancanza di Monsignor Michele Castoro,ma sicuramente avremo un Pastore saggio che saprà guidarci nel nostro cammino.
E'piena estate e le nostre contrade sono riempite già del clima ferragostano che è ormai alle porte. Il Vescovo Amministratore Monsignor Luigi Renna non ha voluto mancare all'appuntamento con i garganici e con gli ospiti,facendo pervenire il suo messaggio di saluto, che volentieri pubblichiamo. Torneremo presto su questa pagina perchè la prossima settimana la nostra Vergine di Merino sarà nuovamente collocata al trono per la festa della Madonna Assunta in cielo.