Il nostro simulacro di Santa Maria, come tutti conosciamo, è rappresentato attraverso l’immagine di una donna che, inginocchiata, guarda il cielo ed alza la mano destra. Quella mano cosi’ raffigurata è certamente il segno della risposta al saluto dell’Arcangelo Gabriele e di sottomissione a Dio, dopo l’annuncio che sarebbe divenuta la Madre di Dio.
Ma la mano alzata è associata anche alla manifestazione di sicurezza, fiducia, amicizia e lealtà . Spesso la mano destra e la mano sinistra hanno un preciso e diverso significato: Nella tradizione biblica si sostiene che le benedizioni di Dio provengono dalla mano destra, mentre per le punizioni provengono dalla mano sinistra. I gesti sono visti come uno dei principali mezzi di espreSsione di pensieri e sentimenti. La mano destra benedice ed accoglie. Ma essa sempre indica il cielo, disponendo gli umili, gli afflitti e coloro che si rifugiano verso la Madonna ad essere accolti e raccolti, tutti insieme nell’unico gesto simile a quello di Maria, cioè quello di mettersi in ginocchio e guardare il cielo.
In Medio Oriente alzare la mano destra con l’indice sollevato esprime un grado estremo di deferenza, è accolto con favore dagli dèi, nel cristianesimo, questo gesto esprime adorazione per Gesù. La Madonna mostrata con la mano destra mentre prega, ripete dunque l’antica formula della fedeltà eterna."Fate tutto quello che Egli di dirà"
Forse non ce ne siamo accorti ma l’estate, mentre procede tra “alti e bassi” dei capricci meteorologici, ci avvicina sempre più verso il periodo ferragostano che ci porterà nel cuore dell’estate e poi verso l’inizio del suo epilogo.Con il 15 agosto la Chiesa ricorderà Il dogma dell’Assunzione di Maria, proclamato nel 1950. Tale dogma afferma che “l’Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Nel corso della storia, sia i teologi che la pietà popolare si sono divisi sull’idea che Maria sia di fatto morta o si sia solo addormentata e sia stata portata in cielo in corpo e anima dagli angeli. Sia chi parla di morte naturale di Maria che chi parla di sonno profondo della Madre di Dio, vuole riportarci alla immortalità umana e spirituale della Madonna. Infatti, se la morte è conseguenza del peccato, Maria, senza peccato e senza ombra di peccato, non poteva morire. I sostenitori di questa teoria ricordano anche che l’immortalità è una caratteristica della Chiesa. Maria è il prototipo della Chiesa, e in Lei Dio compie quello che farà nella sua chiesa alla fine dei tempi, ovvero risuscitare coloro che sono morti.
Chi sostiene la morte naturale della Madonna,ricorda che anche Gesù, che era immacolato e santissimo,è passato per la morte, destino di tutti i figli di Adamo, porta e parto necessari per l’immortalità. La Madonna, si è unita a Gesu’ sul Calvario, trasfigurandosi nella morte e nella resurrezione. Quindi anche Maria è passata attraverso la morte del corpo senza conoscere la decomposizione per passare direttamente nella gloria più alta dei Cieli..
Non sappiamo con certezza dove e quando Maria abbia chiuso il suo percorso terreno.L’ultimo riferimento biblico relativo a Maria si ritrova negli Atti degli Apostoli, quando questi ultimi si trovavano nel cenacolo dopo l’Ascensione di Gesù.
Quanti anni avrà avuto la Madonna quando è finita la sua vita terrena?. Se Maria ha concepito Gesù alla probabile età di 14 anni, ha partorito a 15 (età normale all’epoca in Asia Minore per sposarsi) e se Gesù è morto a circa 33 anni, al momento della morte Maria avrebbe avuto circa 50 anni, la vita media delle donne in quell’epoca e in quella regione.
Maria è stata sempre associata a Gesù costituendo un’unità con Lui; associata nella missione redentrice, al punto da essere chiamata “Madre della Redenzione”; associata nella morte e associata per tutta l’eternità nella gloria. Passando per la morte, Maria è diventata per l’umanità la “felice porta del cielo, aperta per sempre”( fonte di Fra’ Clarêncio Neotti, OFM)
Non sappiamo ancora da quando e chi reggerà la nostra Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, dopo il pio transito dell'amato Pastore Monsignor Michele Castoro. Certamente all'interno delle mura della Santa Sede staranno già valutando le persone disponibili e idonee per il grande compito che attende loro. Noi confidiamo, come popolo della Chiesa locale, che il Santo Padre possa designare un pastore che, al pari dei precedenti, sappia percorrere il giusto cammino.
Nell'attesa che tutto ciò avvenga, l'Amministratore Apostolico Monsignor Luigi Renna, ha rivolto a tutti l'invito a pregare incessantemente. Noi accogliamo la sua esortazione e volentieri pubblichiamo la sua lettera pastorale.
Noi la veneriamo sotto il titolo della "purità", meglio conosciuta come Santa Maria di Merino. Ma basta prendere l’elenco dei 1.500 santuari mariani d’Italia, tra cui quello di Merino, per accorgersi della straordinaria varietà dei titoli conferiti a Maria.
Vi troviamo titoli legati alla vita di Maria (Immacolata, Annunziata, Addolorata, Assunta…), ai suoi interventi a favore degli uomini (Madonna delle grazie, dell’udienza, dell’aiuto, della consolazione, dei miracoli…), a luoghi particolari dove è apparsa o dove è venerata la sua immagine (Madonna della strada, della rocca, del ponte, del piano…), alla meteorologia o alla natura (Madonna della neve, del bosco, della stella…), alle differenti situazioni dell’esistenza umana (Madonna dei peccatori, della catena, della libera, del fervore…).
Talvolta i titoli suonano originali e perfino strani: Madonna di Cacciapensieri ,di Buon Riposo , dell’Elemosina.Di fronte a questa molteplicità di titoli si pone il problema della loro origine: che cosa ha spinto il popolo cristiano ad attribuire tante denominazioni alla Madre di Gesù? Questa molteplicità di titoli rischia addirittura di far dimenticare che la Madre di Gesù è solo una, e ha un solo nome: Maria.Questa molteplicità addirittura fa intravvedere un influsso pagano o qualche cosa di magico quando si reputa che una Madonna possa essere più importante di un’altra, per cui la Madonna di Fatima o di Lourdes, o quella di Medjugorie riesca a smuovere il popolo, mentre altre statue lasciano indifferente la massa. Invece il popolo dei battezzati deve rivolgersi a Maria e ai Santi come ad amici di Dio perché intercedano presso di Lui.
La risposta alla questione dell’origine dei titoli mariani potrebbe trovarsi in tre direzioni. Maria costituisce un meraviglioso compendio dei misteri della fede, se ella «è per tutti come uno “specchio”, un’icona vivente, in cui si riflettono in modo limpido e profondo le grandi opere di Dio» (Giovanni Paolo II, 8.12.1990), nessuna difficoltà a chiamarla con vari appellativi che la qualificano nella storia della salvezza. Poiché ha partecipato ai principali misteri di Cristo, dall’incarnazione alla croce e alla pentecoste, Maria può giustamente essere chiamata l’Annunziata, l’Addolorata…, oltre che la Madre, la discepola, la cooperatrice di Gesù. Questi titoli le competono perché si riferiscono a particolari momenti della sua vicenda evangelica. Una seconda fonte dei titoli mariani è l’amore, che per natura è un instancabile inventore di titoli e di simboli.
Così si spiegano le litanie lauretane, che il popolo si è appropriato e ne ha fatto un’espressione particolarmente suggestiva Un terzo motivo per attribuire nuovi titoli a Maria sono i suoi interventi nella vita del popolo di Dio. Essi spiegano tanti santuari, che sono il memoriale di un’esperienza di grazia mediante la Madre di Gesù. Maria è un Tu vivo per tanti fedeli che ricorrono a lei nelle necessità e ne sperimentano l’aiuto: sgorgano allora spontanee le invocazioni più belle che puntualizzano ciò che ella è stata in quei particolari momenti.(fonte Portale di Mariologia)
IL SENSO DEL CAMMINARE
E’ soprattutto nel periodo primaverile che nella nostra città si concentrano le Feste Patronali (San Giorgio, Santa Maria di Merino e Sant’Antonio di Padova). Il problema pastorale è quello di ripensare la festa patronale attualizzandone il significato originario, anche se non è da eliminare tutto ciò che va oltre la dimensione religiosa. Dunque le feste patronali andrebbero inserite in un "itinerario di fede",con l’auspicio che non si limiti a mettere in primo piano le manifestazioni di folklore. Infatti quando bussiamo alle porte dei cittadini per chiedere un contributo, le prime informazioni che ci chiedono sono quelle sul nome e sull’importanza del cantante, oppure quale ditta è stata contattata per lo sparo dei fuochi, o ancora se il comitato ha invitato la banda forestiera.Mai nessuno che chieda se sono previsti particolari incontri di preghiera. Nella programmazione della festa patronale andrebbero proposti incontri specifici per approfondire la testimonianza del Santo patrono oppure che una parte della raccolta vada spesa per beneficenza. La festa patronale nasce soprattutto per questo: per mettere in rilievo la figura del Santo Protettore, riconoscendone le virtù e cercando di imitarle.
Tutte le feste patronali inoltre hanno come cardine ed espressione viva la processione lungo le vie cittadine. Esse sono, o dovrebbero essere, manifestazioni di fede del popolo, fuse in connotati culturali, capaci di risvegliare il sentimento religioso dei fedeli alla luce della propria storia. Invece, sotto il profilo della fede cristiana, le processioni sono esposte al rischio di ritenerla come momento culminante della festa che possa sfociare in una degenerazione della processione stessa. Per cui, da testimonianza di fede, può divenire parata puramente folkloristica in cui alcuni facinorosi, se da una parte hanno il merito di mettere ordine dall’altra, cadono in gesti di arroganza e creano invece disordine. Perché la processione conservi il suo carattere di manifestazione di fede è necessario che i fedeli capiscano che essa è la manifestazione del popolo di Dio in cammino che si è messo in marcia con il Santo che viene festeggiato, per annunciare per le strade del mondo il Vangelo della salvezza. Il popolo dunque marcia per le vie della città terrena verso la Gerusalemme celeste. Non litigi dunque, come capita anche per motivi banali, ma fedeli coinvolti nello stesso clima di preghiera, uniti nel canto e solidali gli uni con gli altri, impegnati a concretizzare nel cammino della vita gli esempi del Santo che si onora nella festa.