Con gran consorso di popolo si sono concluse le celebrazioni religiose in onore della nostra protettrice Santa Maria di Merino. A presenziare per la prima volta la celebrazione eucaristica è stato don Gabriele, parroco di Vico del Gargano e neo eletto sacerdote capitolare della cattedrale di Vieste. Non sono di Vieste, ha detto don Gabriele, né sono parroco qui. Ma faccio parte del capitolo di questa concattedrale e mi sento onorato di poter presenziare questa celebrazione eucaristica che ci vede tutti riuniti intorno a Santa Maria di Merino. Sono rimasto particolarmente colpito per la vostra devozione e il vostro attaccamento a questa statua che rappresenta la Vergine Maria. Guardatela bene, come l’ho osservata io. Questa statua ha una mano alzata. Essa indica il cielo perché si sottomette a Dio, ma contemporaneamente guarda il suo popolo, il vostro popolo e con la stessa mano vi benedice. Alla Madonna è necessario rivolgersi nelle ore di angoscia, nelle ore di attesa, nelle ore di speranza come è forte la speranza di questi giorni di poter presto uscire dalle preoccupazioni portate dalla pandemia, anche se sembra che ne stiamo uscendo, e dalla guerra in atto nelle varie nazioni del mondo.
Una sempre toccante cerimonia quella che tradizionalmente è seguita mentre la Madonna veniva prelevata dal baldacchino che ha portato la Madonna attraverso le nostre strade e che , in un gesto composto e particolare, oggi l’ha portata verso la sua casa del quotidiano, quella che è posta all’inizio della navata entrando in chiesa, proprio ad indicare che la Madonna è sempre al suo posto per indicarci ogni giorno la nostra strada.
La festa religiosa è terminata, la festa civile è al suo epilogo e ci attende per accomunarci. Ma lo struggente canto “statte bbona Madonna mia” non dovrà mai essere un invito a rivederci solo tra un anno con Lei, ma subito e certamente a cominciare già da domani.
OGGI ABBIAMO PIU’MOTIVI DI FESTA
Alla presenza di una marea di fedeli, è stata celebrata la messa pontificale in onore della Madonna di Merino di cui celebreremo solennemente la ricorrenza il 9 maggio. La festa patronale di Santa Maria di Merino, ha detto l’Arcivescovo, ci identifica. Essa ha accompagnato e continua ad accompagnare la nostra città. Ma sono tanti i motivi di festa in questa IV domenica di Pasqua. Primo perché oggi è la domenica del Pastore buono, ovvero del Pastore bello. Secondo perché oggi è la festa della mamma ma oggi è soprattutto la vigilia della grande festa dedicata alla Madonna. Quante coincidenze oggi, ha sottolineato monsignor Franco Moscone. Allora oggi possiamo dire che è la grande bellezza, ma una bellezza particolare perché oggi il Signore ci permette di fare festa dopo che siamo stati con cuore contrito perchè la pandemia per due anni non ci ha permesso di essere qui tra questa straordinaria marea di gente . e domani , ha detto ancora il Vescovo,ne saremo ancora di piu’ Questa sera contempliamo tutti insieme una meraviglia del Signore. Gesu’ è la meraviglia del Signore, la Madonna è la meraviglia del Signore. Tutto si puo’ applicare alla bellezza che si raduna per il Signore. Questa sera si rivede la bellezza di essere chiesa e di essere città a Vieste. La bellezza di chi ha costruito e tramandato la storia di questa meravigliosa città. Tutto è segno di bellezza ed è bello essere chiesa ed essere città. Mi raccomando, ha concluso l’Arcivescovo alla fine della celebrazione della Messa, mantenete bella Vieste ed il suo territorio e rendetela sempre piu' bella attraverso le relazioni con l’ambiente, le relazioni con le persone e le relazioni con Dio. Buona festa con la Madonna di Merino.
E lo diciamo anche noi del comitato: buona festa con la Madonna di Merino. Saremo con voi, saremo tra di voi per inneggiare alla nostra cara Mamma.
Don Antonio, il prete santo “normale” : si è pregato in modo “vivace” ai piedi di Santa Maria di Merino per ricordare l’amore che Don Antonio nutriva per la Madonna. Don Antonio potrà guidarci nel nostro cammino se guardiamo Lei per vivere la nostra fede, chiedendole di renderci veri “figli di suo figlio”, disponibili nel cuore, disponibili alla preghiera e alla meditazione, disponibili ad affidare le nostre famiglie alla Madonna, proprio come ardeva fare Don Antonio, il prete santo “ normale” che Vieste ha generato tra i figli piu' belli e che lui ha amato rendendo ogni cittadino un proprio fratello.
Cosi’ è stato ricordato anche dal Professor Lucio Palazzo, che meglio ha illustrato il suo fumetto sulla vita di Don Antonio Spalatro, dal titolo "un santo normale" e pubblicato durante lo scorso inverno su suggerimento del compianto Don Giorgio Trotta, postulatore della causa di canonizzazione di Don Antonio. Ogni prete è santo quando ci dona Gesu’, come ha sottolineato la dottoressa Ersilia Nobile,neo Presidente dell’Associazione Amici di Don Antonio. Una santità che però dovrebbe essere imitata sempre e a fondo da tutti, e soprattutto dai preti, perché ognuno, come diceva Don Antonio, dovrebbe essere come quel seme che sa vivere e che sa marcire per il bene di tutte le anime.La serata si è conclusa con la diffusione di immaginette contenenti reliquie del Servo di Dio e che rimangono disponibili per ogni richiesta. Un grazie a Marta e Michele per averci aiutato a pregare attraverso il canto melodioso diffuso tramite le loro voci.
Con il rintocco delle campane annuncianti la Vigilia della solennità dell’apparizione di San Michele Arcangelo e con lo sparo dei mortaretti e il suono della banda , Vieste è tornata ad illuminarsi nella sua veste festosa per la ricorrenza secolare di Santa Maria di Merino.
Qualche viso commosso, qualche occhio colmo di speranza, bambini allegri abbarbicati al palloncino. Vieste , dopo due anni rivede la propria festa, quella grande, quella sentita particolarmente perché particolarmente legata alla propria Madre celeste. La festa di Santa Maria non ci ha mai lasciato perché nei due anni di pandemia l’abbiamo fortemente sentita nel cuore e nella mente, ma vista cosi’ da vicino è tutta un’altra poesia perché, come si suol dire, anche l’occhio vuole la propria parte. E’ festa dunque e, sperando nella clemenza del tempo che ci sta abituando ad un’altalenare di giorni di sole e giorni di pioggia o di temperature fuori norma, godiamoci questi giorni all’insegna dell’Ave Maria, quella che reciteremo e quella che canteremo. L'amore per la nostra festa è stata espressa dal giro delle bande, dalla grande rassegna del gruppo folk Pizzeche e muzzeche, dal concerto del coro polifonico Don Giorgio Trotta che si è tenuto in cattedrale con l'orchesta filarmonica molisana, dai cantanti che ci hanno fatto rivivere sogni di gloria con le canzoni degli anni '60 e '70 nonchè dalla ilarità del comico abruzzese Nduccio che ci ha regalato momenti di risate. Tutto è servito per un inizio promettente, proprio quello che ci voleva per una grande festa dopo due anni di silenzio e di grande vuoto.
Ecce Ancilla Domini, ecco la serva del Signore, ed eccola assisa sul trono piu bello che la mente umana abbia mai potuto contemplare. La giovanissima Maria è sorpresa davanti ad un angelo che compare di fronte a lei e le porge un annuncio che inizialmente non può capire perché troppo grande per Lei che era cosi’ umile. Si inginocchia guardando il cielo e guardando la terra accettando questo immenso dono di amore e di sofferenza.
Fervono le attese per il grande concerto che avrà luogo a Vieste, nella nostra basilica cattedrale a conclusione della settimana dedicata alla festa a Maria. Il gruppo vocale nato a Vieste per ricordare il compianto Don Giorgio Trotta, di cui porta il nome, è stato fondato dal maestro Michele Lorusso ( membro - fra l’altro - del nostro Comitato) e si esibirà per la prima volta con canti polifonici di alta interpretazione e di cui alleghiamo il programma.Il coro sarà accompagnato dall’orchestra sinfonica molisana di Termoli e Campobasso che vanta nella propria esperienza numerosi concerti in diverse località italiane.