Con il rintocco delle campane annuncianti la Vigilia della solennità dell’apparizione di San Michele Arcangelo e con lo sparo dei mortaretti e il suono della banda , Vieste è tornata ad illuminarsi nella sua veste festosa per la ricorrenza secolare di Santa Maria di Merino.
Qualche viso commosso, qualche occhio colmo di speranza, bambini allegri abbarbicati al palloncino. Vieste , dopo due anni rivede la propria festa, quella grande, quella sentita particolarmente perché particolarmente legata alla propria Madre celeste. La festa di Santa Maria non ci ha mai lasciato perché nei due anni di pandemia l’abbiamo fortemente sentita nel cuore e nella mente, ma vista cosi’ da vicino è tutta un’altra poesia perché, come si suol dire, anche l’occhio vuole la propria parte. E’ festa dunque e, sperando nella clemenza del tempo che ci sta abituando ad un’altalenare di giorni di sole e giorni di pioggia o di temperature fuori norma, godiamoci questi giorni all’insegna dell’Ave Maria, quella che reciteremo e quella che canteremo. L'amore per la nostra festa è stata espressa dal giro delle bande, dalla grande rassegna del gruppo folk Pizzeche e muzzeche, dal concerto del coro polifonico Don Giorgio Trotta che si è tenuto in cattedrale con l'orchesta filarmonica molisana, dai cantanti che ci hanno fatto rivivere sogni di gloria con le canzoni degli anni '60 e '70 nonchè dalla ilarità del comico abruzzese Nduccio che ci ha regalato momenti di risate. Tutto è servito per un inizio promettente, proprio quello che ci voleva per una grande festa dopo due anni di silenzio e di grande vuoto.
Don Antonio, il prete santo “normale” : si è pregato in modo “vivace” ai piedi di Santa Maria di Merino per ricordare l’amore che Don Antonio nutriva per la Madonna. Don Antonio potrà guidarci nel nostro cammino se guardiamo Lei per vivere la nostra fede, chiedendole di renderci veri “figli di suo figlio”, disponibili nel cuore, disponibili alla preghiera e alla meditazione, disponibili ad affidare le nostre famiglie alla Madonna, proprio come ardeva fare Don Antonio, il prete santo “ normale” che Vieste ha generato tra i figli piu' belli e che lui ha amato rendendo ogni cittadino un proprio fratello.
Cosi’ è stato ricordato anche dal Professor Lucio Palazzo, che meglio ha illustrato il suo fumetto sulla vita di Don Antonio Spalatro, dal titolo "un santo normale" e pubblicato durante lo scorso inverno su suggerimento del compianto Don Giorgio Trotta, postulatore della causa di canonizzazione di Don Antonio. Ogni prete è santo quando ci dona Gesu’, come ha sottolineato la dottoressa Ersilia Nobile,neo Presidente dell’Associazione Amici di Don Antonio. Una santità che però dovrebbe essere imitata sempre e a fondo da tutti, e soprattutto dai preti, perché ognuno, come diceva Don Antonio, dovrebbe essere come quel seme che sa vivere e che sa marcire per il bene di tutte le anime.La serata si è conclusa con la diffusione di immaginette contenenti reliquie del Servo di Dio e che rimangono disponibili per ogni richiesta. Un grazie a Marta e Michele per averci aiutato a pregare attraverso il canto melodioso diffuso tramite le loro voci.
Un messaggio di pace lanciato attraverso canti e recitazioni di poesie e preghiere ai piedi di Santa Maria di Merino, solennemente al trono per prepararci alla sua festa.
Un messaggio lanciato senza pretese da parte dei ragazzi del plesso scolastico Rodari-Spalatro-Alighieri e magistralmente preparati dalle loro insegnanti. Un messaggio che intende prevaricare i confini naturali delle Nazioni per raggiungere il cuore dell’Europa martoriato dalla guerra, ma un messaggio che riuscirà a raggiungere gli obiettivi solo se lanciati attraverso i missili costruiti dalla preghiera.
La guerra è sempre un atto che porta distruzione, morte e povertà nelle persone coinvolte. Nessuno mai ha vinto una guerra, perché chi ne esce vincitore, in realtà ne esce impoverito di vite umane e di giustizia. O forse ne esce arricchito solo di orgoglio.
Un modo per chiedere alla Madonna perche’ ottenga dai potenti che all’ingiustizia prevalga il dialogo e il confronto. Per questo occorre dire chiaramente il nostro no alla guerra.
I nostri ragazzi ci hanno aiutato a farci riflettere e a ridare un po’ di speranza all’umanità. Grazie, la pace è affidata al vostro modo di vedere il futuro.
Ecce Ancilla Domini, ecco la serva del Signore, ed eccola assisa sul trono piu bello che la mente umana abbia mai potuto contemplare. La giovanissima Maria è sorpresa davanti ad un angelo che compare di fronte a lei e le porge un annuncio che inizialmente non può capire perché troppo grande per Lei che era cosi’ umile. Si inginocchia guardando il cielo e guardando la terra accettando questo immenso dono di amore e di sofferenza.
Fervono le attese per il grande concerto che avrà luogo a Vieste, nella nostra basilica cattedrale a conclusione della settimana dedicata alla festa a Maria. Il gruppo vocale nato a Vieste per ricordare il compianto Don Giorgio Trotta, di cui porta il nome, è stato fondato dal maestro Michele Lorusso ( membro - fra l’altro - del nostro Comitato) e si esibirà per la prima volta con canti polifonici di alta interpretazione e di cui alleghiamo il programma.Il coro sarà accompagnato dall’orchestra sinfonica molisana di Termoli e Campobasso che vanta nella propria esperienza numerosi concerti in diverse località italiane.
SANTA MESSA CELEBRATA DA MONSIGNOR D’AMBROSIO NELLA FESTA DI SANTA MARIA
Anche quest’anno il Signore e la Vergine Santa mi hanno condotto tra voi per continuare una tradizione che continua da tanti anni. Voglio condividere con voi questi momenti, ha detto l’Arcivescovo emerito Monsignor Domenico D’Ambrosio, quasi per sciogliere una sorta di debito che ho nei confronti della Madonna di Merino. Come ricorderete, il Signore si è permesso di me per poter condurre a termine i lavori di restauro della statua della nostra Vergine,per vederla restituita a noi nella sua bellezza e nel suo sguardo che cerca Dio ma cerca anche voi. Questo, ha detto ancora Monsignor D’Ambrosio, è il richiamo anche in questa terza domenica di Pasqua, una delle apparizioni di Gesu’ risorto un po’ particolare dove troviamo i discepoli che sono tornati da dove sono partiti. E l’incontro accade proprio nello stesso posto dove Gesu’ li ha chiamati, ovvero il mare di Tiberiade.
Un episodio strano . Qualche volta nella nostra vita succede di rifugiarci nel passato , soprattutto nei momenti piu’ bui della nostra vita. E cosa succede? Si torna da una notte infruttuosa, ovvero da un momento di sconforto. Ma i suoi discepoli si fidarono di uno sconosciuto che li invita a tornare a pescare da una parte che per loro era inusuale. Ma loro si fidano e pescano una grande quantità di pesci. Prese il pane e lo diede loro, un esplicito riferimento all’ultima cena. Lo avevano dunque incontrato nuovamente e ora lo riconoscono nuovamente. Per essere in comunione con quella che ci chiede il Signore dobbiamo seguire gli insegnamenti di Maria.La nostra devozione diventa fedeltà dal momento in cui Gesu’ ce la affida e nel momento in cui Lui è inchiodato in alto su una croce. La Madonna, ha ancora detto l’Arcivescovo, ci viene consegnata ai piedi della croce e da quell’ora la Madonna cammina con noi, la custodiamo e l’amiamo e lei cammina con noi in questa città che è nel mio cuore, ha concluso monsignor D’Ambrosio, e che porto con me in un ricordo costante nella mia preghiera. Fate quello che Maria vi chiede e quello che il suo figlio vi dirà.
I vincoli che ci uniscono, ha detto don Gioacchino nel suo saluto finale, li ricordiamo ancora. Soprattutto ricordiamo il restauro storico che ha coinvolto ogni singolo viestano. Noi la aspettiamo, anzi la nostra madre la vuole sempre vedere, Monsignor D’Ambrosio è stato lo sposo di questa nostra chiesa. Ci accompagni con la sua preghiera ogni giorno.